(segue) Discorso di Pesaro
(18 agosto 1926)
[Inizio scritto]

      Vi è chi crede che da un piccolo dissidio in uno sperduto paesello possa venir nocumento al Fascismo: menzogna. Il Fascismo non è soltanto un partito, è un regime, non è soltanto un regime, ma una fede, non è soltanto una fede ma religione che sta conquistando le masse lavoratrici del popolo italiano.
      È il popolo italiano che io intendo difendere.
      Non vi sembri strano se in questo momento io vi faccio una dichiarazione di ordine politico di una certa importanza. Non è la prima volta che io ho scelto la pubblica piazza per dire cose che avrei potuto dire in Parlamento o in altri luoghi. Aggiungo che mi si deve credere, soprattutto mi si deve credere quando parlo diretto al cuore del popolo, guardando negli occhi il popolo che mi ascolta.
      Voglio dirvi, che noi condurremo con la più strenua decisione la battaglia economica in difesa della lira e da questa piazza a tutto il mondo civile dico che difenderò la lira fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo sangue.
      Non infliggerò mai a questo popolo meraviglioso d'Italia, che da quattro anni lavora come un eroe e soffre come un santo, l'onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira. Il regime fascista resisterà con tutte le sue forze ai tentativi di jugulazione delle forze finanziarie avverse, deciso a stroncarle quando siano individuate all'interno.
      Il regime fascista è disposto, dal suo capo all'ultimo suo gregario, a imporsi tutti i sacrifici necessari, ma la nostra? lira, che rappresenta il simbolo della Nazione, il segno della nostra ricchezza, il frutto delle nostre fatiche, dei nostri sforzi, dei nostri sacrifici, delle nostre lacrime, del nostro sangue, va difesa e sarà difesa.
      Quando mi accade di scendere in mezzo al popolo, al popolo che realmente lavora, io sento che così parlando ne interpreto perfettamente i sentimenti, le aspirazioni, la volontà.

(segue...)