(segue) Ai veliti del grano
(10 ottobre 1926)
[Inizio scritto]

      Vedete quindi che la battaglia del grano risponde ad una necessità fondamentale della vita economica della Nazione. Noi continueremo a combatterla tranquillamente, metodicamente, come è nel costume della nuova Italia fascista, che non ama più le brillanti improvvisazioni, ma vuole invece la sistematica tenacia che non si avvilisce dinanzi agli insuccessi, non si ubbriaca davanti alla vittoria, ma continua tranquillamente sino a che gli scopi finali non siano raggiunti.
      Continueremo questa lotta, e voi che siete riuniti in Roma (ed io ho voluto appunto convocarvi in Roma per dare a voi un'attestazione di simpatia e di fiducia), porterete questa parola di fiducia e di forza a tutti i vostri camerati. Questa parola deve giungere veramente a tutte le famiglie degli agricoltori italiani. Qui io premierò coloro che si possono chiamare i veliti della battaglia, quelli che sono giunti molto oltre, che hanno realizzato una conquista, ma credo che dietro questi veliti a poco a poco marcerà tutto il grosso dell'esercito seguendo, appunto, il loro esempio animatore.
      Pongo tutti gli agricoltori d'Italia all'ordine del giorno della Nazione.