Messaggio agli italiani per il XXVIII ottobre
(28 ottobre 1926)


      Il 28 ottobre 1926, quarto anniversario della Marcia su Roma, il Duce lanciò il seguente messaggio agli Italiani, che fu letto in tutta Italia ai fascisti e alle popolazioni adunate.

      Camicie Nere!
      La celebrazione del IV anniversario della Marcia su Roma trova il Regime in una formidabile posizione di potenza all'interno e di prestigio nel mondo. Tutte le forze del Regime, dal Governo al Partito, dalla Milizia ai Sindacati, dalle forze giovanili a quelle culturali, sono in un periodo di splendore. Il Regime sta saldo come una montagna di granito, contro la quale è vano il rancore degli spodestati, la congiura dei criminali, la calunnia degli impotenti. Il Regime ha piantato nell'anno che va dal 28 ottobre 1925 al 28 ottobre 1926, le incrollabili fondamenta del suo edificio ed è diventato tutt'uno colla intera Nazione.
      In questi tempi, la vita degli individui e dei popoli corre troppo rapida, ma è necessario, oggi, brevemente sostare, come durante la tappa di una marcia ancora lunga, per rievocare il lavoro compiuto nel volgere di un anno solo.
      Affermo, senza ombra di retorica, che la mole di questo lavoro è imponente. In tutti i campi dell'attività nazionale l'opera del regime è stata presente ed animatrice. Nella politica, in pochi mesi, il Regime ha realizzato, nelle leggi, talune fondamentali esigenze della nostra dottrina. Ricordo la creazione del Governatorato di Roma, con che si provvedeva a dare finalmente alla Capitale il posto di priorità che storicamente e nazionalmente le spetta. Ecco un gruppo di leggi che hanno cambiato fisionomia allo Stato: le legge sulle attribuzioni del Primo Ministro; quella sulla burocrazia; sulle associazioni segrete; sulla facoltà al potere esecutivo di emanare norme giuridiche; sulla stampa periodica; sulla delega per la riforma dei Codici; sulla protezione della maternità e dell'infanzia; sull'ente Nazionale Avanguardie e Balilla. Il Regime volle che alle famiglie dei Caduti della Rivoluzione Fascista fosse concessa la Pensione di Guerra e agli studenti caduti la laurea ad honorem. Un colpo definitivo alla vecchia costituzione demo-suffragistica dello Stato italiano, fu dato colla legge sulla estensione del potere ai Prefetti e colla istituzione del Podestà in tutti i Comuni d'Italia.

(segue...)