(segue) Alla Conferenza Internazionale del grano
(25 aprile 1927)
[Inizio scritto]
La prova di ardire e di tenacia
offerta dall'agricoltore italiano ha avuto esito felicissimo e
dimostra che sono giuste le direttive e i metodi della vasta azione
intrapresa per aumentare intensivamente la produzione frumentaria.
Uguali o altri metodi e direttive
varranno per altri Paesi; onde l'opportunità di accomunare e
di scambiare le esperienze diverse in una grande consultazione
internazionale dove, ne sono sicuro, la parola della scienza non
finirà, come spesso suole, nella tomba cartacea degli «atti»,
ma sarà la scintilla motrice della volontà e quindi dei
«fatti». Intendimento di chi vi parla nel suggerire da
parte del Governo italiano all'Istituto internazionale di agricoltura
l'idea di questa conferenza, fu appunto che essa segnasse il
principio di un'azione e di una collaborazione organica nell'orbita
internazionale.
La natura e le opere più
recenti dell'organo chiamato a maturare l'iniziativa, danno
affidamento di questa azione e collaborazione. Difatti l'Istituto
internazionale di agricoltura ha dalla Convenzione del 1905 non solo
il compito di osservatorio mondiale per tutti i fatti e le cognizioni
attinenti all'agricoltura. Esso ha anche e principalmente quello di
agire con potere autonomo per proteggere gli interessi degli
agricoltori e per migliorare le condizioni in cui si esplica la loro
attività.
Le consultazioni di tecnici, le
intese fra Governi, convenzioni vere e proprie, sono gli strumenti di
cui, in forza della sua Carta, può valersi l'Istituto per
questa sua azione pratica di somma rilevanza sociale.
In questi ultimi tempi gli organi
dirigenti dell'Istituto hanno mostrato di voler rafforzare questa
politica fattiva, stringendo legami permanenti con le forze
liberamente associate dell'agricoltura e con tecnici autorevoli di
tutti i Paesi.
(segue...)
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