(segue) Alla Conferenza Internazionale del grano
(25 aprile 1927)
[Inizio scritto]
Certo avrebbe scarso valore
oggigiorno una disamina di tale problema ristretta alle sole
possibilità tecniche della produzione. Le forze economiche e
sociali nella loro delicata e complicata compagine sono in giuoco per
questa come per qualsiasi attività produttiva delle Nazioni;
sono in giuoco i sistemi di credito, gli ordinamenti tributari, i
regimi doganali; sono in giuoco, non ultimo anzi principalissimo
fattore, la crescenza demografica e gli spostamenti della mano
d'opera da regione a regione, da paese a paese.
Senza arrivare a questa
universalità di visione che avrebbe appunto richiesto la
raccolta e l'ordinamento di una suppellettile documentaria
gigantesca, il programma della Conferenza odierna, anche per
consiglio del Governo italiano, non si rinserra nell'ambito delle
questioni di tecnica agronomica, ma ravvisa gli altri aspetti
principali del poderoso argomento e fa appello alle più
svariate competenze di scienziati, di studiosi, di agricoltori e di
uomini di affari.
Vedo con piacere che pregevoli
comunicazioni sono state presentate sulle questioni attinenti al
commercio del grano e che saranno portati all'esame della Conferenza
anche argomenti di vasta portata economica. Anche per quest'altro
lato del problema, l'Istituto internazionale di agricoltura potrà
egregiamente raccogliere i dettami e le indicazioni della Conferenza
e farsene norma per le sue ricerche ulteriori di cui esso ha già
preparato il disegno. Frattanto non è da escludere ed è
anzi da augurare che dei risultati di questa Conferenza possano
avvantaggiarsi due altre grandi riunioni che si seguiranno a breve
intervallo: la Conferenza economica della Società delle
Nazioni e il tredicesimo Congresso internazionale di agricoltura.
Signori!
Io sono lieto e fiero come
italiano e come Capo del Governo italiano di vedere convenuti qui in
Italia e in questa sede degnissima uomini così eminenti della
scienza, della politica e del commercio per trattare un oggetto che
tante cure desta, tante energie affatica, tante speranze suscita.
(segue...)
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