(segue) Sintesi della politica interna ed estera
(15 dicembre 1927)
[Inizio scritto]

      Saranno posti in libertà, nei prossimi giorni, oltre 250 confinati sui 600 circa che si trovano ancora alle isole. Ho anche disposto che entro il mese siano condizionalmente liberati tutti i condannati per offese al Primo Ministro. Il loro numero è irrilevante, dacché la legge è entrata in vigore, cioè dal 1925.
      Queste misure devono mostrare al mondo che la Rivoluzione fascista, certa del suo avvenire, si difende con le sue leggi e col suo spirito, ma non infierisce, come forse avviene altrove, sugli avversari.
      Questi ultimi due mesi sono stati abbastanza movimentati in fatto di avvenimenti internazionali. L'11 novembre veniva firmato in Parigi il patto di amicizia franco-jugoslavo, già parafato fin dal marzo 1926, epoca nella quale veniva dopo la parafatura, proposto all'Italia un accordo a tre che, per ragioni evidenti, non poteva essere accolto. Il patto franco-jugoslavo è perfettamente corretto dal punto di vista internazionale e societario, ma la interpretazione che di tale patto fu data a Belgrado, da circoli responsabili e irresponsabili, sollevò una certa impressione nel mondo, esclusa l'Italia, che non perdette il suo sangue freddo e la sua disciplina.
      Undici giorni dopo veniva firmato a Tirana il Patto di alleanza difensiva fra l'Italia e l'Albania del quale ho avuto già occasione di intrattenere il Consiglio dei Ministri in precedente seduta.
      I due patti non sono in relazione di causa a effetto, come è parso a taluno giudicante gli avvenimenti dal punto di vista della mera cronologia. Il patto franco-jugoslavo era vecchio di sedici mesi, né il patto italo-albanese fu imbastito fra l'11 e il 22 novembre.
      Ho già, nel preambolo stesso del trattato e nelle relazioni con le quali lo ho accompagnato dinanzi alla Camera ed al Senato, illustrato e precisato il carattere assolutamente pacifico del trattato stesso, il quale concilia ed armonizza le esigenze e gli interessi fondamentali di due popoli affacciati sullo stesso mare.

(segue...)