(segue) Agli Ufficiali superiori dei Carabinieri
(18 febbraio 1928)
[Inizio scritto]
La delinquenza comune ha avuto un
rude colpo, specialmente in Sicilia, ma c'è qualche cosa da
fare ancora in Sardegna: particolarmente nel centro della Sardegna ci
sono avanzi di banditismo che bisogna distruggere a qualunque costo.
I carabinieri sono già bene avviati in quest'opera. La
completeranno.
Le leggi dello Stato sono dovunque
rispettate. Dai minuti rapporti quotidiani che mi vengono ogni
mattina rimessi da S. E. il generale comandante la vostra Arma,
risulta che voi, come sempre, avete l'abitudine di dire la verità,
cioè di rappresentare le situazioni come realmente sono e non
come si vorrebbe che fossero. Questo vi spiega come nel maggio
dell'anno scorso, parlando alla Camera, io abbia tessuto un caldo
elogio dell'Arma dei Carabinieri, come forse mai non avvenne da un
secolo a questa parte. Ricorderete che quando io posi all'ordine del
giorno della Nazione tutti i Carabinieri caduti nell'adempimento del
loro alto dovere, l'assemblea fascista, in piedi, acclamò per
più minuti con un grande, sincero, profondo entusiasmo. Un
anno è passato ed è passato bene.
Voglio farvi il mio elogio più
completo ed esprimervi i sensi del mio compiacimento. Questa
attestazione dovete trasmetterla a tutti gli ufficiali dell'Arma, a
tutti i sottufficiali, a tutti i carabinieri. Intendo che questa mia
parola di elogio, giunga sino all'ultimo carabiniere dell'ultima
stazione dell'ultimo villaggio d'Italia.
Sono sicuro che, in fraterna
collaborazione con tutte le altre forze di Polizia dello Stato
fascista, voi continuerete a tenere alto, indiscusso, fulgido, il
prestigio della vostra Arma e continuerete ad essere benemeriti del
Re, del Regime e della Nazione.
|