(segue) Per l'Alto Adige
(3 marzo 1928)
[Inizio scritto]

      Un anno dopo venne sul tappeto la questione del Burgenland. Dopo l'accordo di Venezia, il cancelliere Schober così telegrafava all'on. Ministro degli Esteri del tempo: «Lasciando il suolo d'Italia, mi è grato ripetere a V. E. i miei sinceri ringraziamenti, ecc. ecc.».
      L'avvento del Regime fascista non ha modificato questa linea di condotta di disinteressata amicizia verso l'Austria. La cronistoria di questi sei anni sarebbe troppo lunga. Dirò soltanto che non più tardi di due settimane fa il ministro austriaco a Roma mi veniva a ringraziare ancora una volta, in nome di monsignor Seipel, dell'atteggiamento estremamente favorevole tenuto dall'Italia in due questioni che interessano particolarmente l'Austria: il controllo militare, il nostro prestito di ricostruzione. Può darsi che nelle more necessarie al perfezionamento del nuovo prestito austriaco l'Italia faccia attendere la sua indispensabile definitiva adesione.
      Dopo dieci anni di questa politica, che si è talora concretata in accordi veri e propri, ci troviamo di fronte ad una manifestazione che gli onorevoli interroganti hanno definito come un «intollerabile intervento nella legislazione interna del nostro Stato». Difatti una questione internazionale per la piccola minoranza allogena dell'Alto Adige non esiste. Essa minoranza è, intanto, assolutamente trascurabile di fronte a una massa compatta di quarantadue milioni di italiani del Regno. Ed è trascurabile anche di fronte ai molti milioni di tedeschi passati ad altri Stati. Se tale questione esistesse, si troverebbe in qualche trattato di pace o convenzione diplomatica. Nessuna traccia di ciò. Tutti gli sforzi per creare ciò che non esiste, sono quindi perfettamente inutili ed assurdi. È dar di cozzo nel macigno.
      Gli oratori austriaci affermano che esistono delle promesse, delle assicurazioni da parte di Governi antecedenti al Governo fascista. Non lo escludo. Ma può anche darsi che coloro che le fecero, si siano pentiti in seguito, di fronte alla tracotante interpretazione di certe promesse. Comunque, il Governo fascista, se pure ha dimostrato di rispettare e seguire scrupolosamente i trattati, non si ritiene minimamente impegnato da assicurazioni più o meno vaghe e verbali di uomini rappresentanti sistemi e governi che la Rivoluzione fascista ha inesorabilmente superato.

(segue...)