(segue) Per l'Alto Adige
(3 marzo 1928)
[Inizio scritto]

      Ora, per quanto è in nostro potere, noi vogliamo essere amici del mondo germanico, del quale riconosciamo le qualità ed apprezziamo l'apporto dato alla civiltà umana, ma a condizione che la nostra sicurezza, cioè la sicurezza di quarantadue milioni di italiani, non sia posta mai nemmeno vagamente in questione. Che della nostra sicurezza si tratti e non già di questioni scolastiche è dimostrato da quanto accade oltre Brennero dopo la oramai famosa seduta del Consiglio nazionale. La campagna antitaliana continua in pieno. Per lunedì, 5, è indetto un comizio ad Innsbruck per protestare contro le insolenze fasciste e la oppressione dei tedeschi. Il comizio è indetto dai socialisti, il che mostra che la questione dei tedeschi dell'Alto Adige non è che un pretesto per fare dell'antifascismo. Altro grande comizio indetto per il 6 a Vienna è stato faticosamente rinviato al 14. Un giornale tirolese scrive che «Non solo la oppressione dei tedeschi soggetti all'Italia, ma anche l'esistenza del confine al Brennero contraddice al naturale equilibrio dell'Europa centrale». Più grave ancora è un discorso tenutosi l'altra sera al Consiglio comunale di Innsbruck, col quale si ammoniscono le future generazioni tedesche a «lottare perché il nord e sud Tirolo, da Kufstein a Salorno, sia nuovamente riunito insieme».
      Questa, al disopra delle tortuosità politiche, è brutale sincerità che stimiamo. Ma con altrettanta sincerità, noi, oggi, facciamo sapere ai tirolesi, agli austriaci, al mondo, che sul Brennero c'è in piedi, coi suoi vivi e coi suoi morti, tutta l'Italia!