(segue) Per la riforma della Costituzione
(12 maggio 1928)
[Inizio scritto]
Ma anche in regime di partito le
elezioni sono fatte da comitati incontrollabili.
Il popolo elettorale è
chiamato a ratificare le scelte fatte dai partiti quando non sia
posto dinanzi all'enorme difficoltà di scegliere un partito od
un indirizzo. La verità è che in tutti i paesi del
mondo si soffre di questa specie di dispersione delle energie
politiche che ha delle conseguenze di natura assai seria, in ciò
che è il funzionamento, la compagine degli Stati moderni. Non
ho nessun scrupolo a dichiarare che il suffragio universale è
una pura finzione convenzionale. Non dice nulla e non significa
nulla. Dà i risultati più disparati. Se lo si considera
come uno strumento utile in determinate circostanze, allora la
discussione è possibile; se si dice che il suffragio
universale è l'ultima tutela della sapienza politica e della
saggezza dei governi, allora faccio le mie più ampie riserve.
Si è detto che questa legge è determinata dal fatto che
il Gran Consiglio non è ancora entrato fra gli organi
costituzionali dello Stato.
La ragione ne è evidente.
La legislatura è ormai ai suoi termini, nel 1929 avrà
finito il suo ciclo. Bisogna preparare l'applicazione di questa legge
elettorale e quindi è necessario, per questa preparazione di
ordine meccanico ed amministrativo, d'avere del tempo innanzi a sé.
Il Gran Consiglio non ha che da
scegliere, da scremare, da selezionare le designazioni che saranno
fatte liberamente dalle grandi associazioni sindacali giuridicamente
riconosciute.
Dichiaro quindi che respingo
l'ordine del giorno presentato dal Senatore Ricci Federico.
E vengo allo Statuto. Bisogna
intenderci, onorevoli Senatori. Vi prego di credere che non v'è
alcuna punta men che rispettosa verso chicchessia in quello che dirò
fra poco.
(segue...)
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