Al Congresso dei Sindacati Fascisti
(7 maggio 1928)


      Il 7 maggio 1928 s'inaugurò a Roma il terzo Congresso Nazionale dei Sindacati Fascisti. In tale occasione il Duce pronunziò il seguente discorso:

      Camerati!
      Come ben potete intendere, non sono venuto qui per pronunciare un discorso. Sono venuto qui per prendere contatto con voi, col vostro spirito e con la vostra fede. Ho seguito con molto interesse i vostri lavori, ho letto con la più grande attenzione le vostre relazioni e i discorsi. Ho avuto l'impressione che il sindacalismo fascista è un organismo sempre più potente, sempre più solido, sempre più inquadrato.
      Voglio anche dirvi cose, che forse vi potranno interessare. Per capire esattamente che cosa sia oggi il sindacalismo fascista, bisogna riportarsi a quello che fu l'Italia negli anni immediati del dopoguerra. Le memorie sono labili, ma coloro che si sono assunti la grave responsabilità di guidare un popolo, hanno l'obbligo di avere una memoria fredda e tenace. Possono perdonare, ma non debbono mai dimenticare (ovazioni).
      Ora l'Italia del dopoguerra, l'Italia sindacale del dopoguerra, poiché vogliamo oggi limitare la nostra considerazione a un solo aspetto della politica italiana di quel tempo, l'Italia sindacale del dopoguerra rappresentava il regno dell'utopia, dell'illusione e della confusione. Tutti quei partiti che abbiamo disperso irrevocabilmente, i partiti cosiddetti sovversivi, consideravano le masse operaie, quelle delle officine e dei campi, come una specie di armento elettorale, che di quando in quando doveva deporre una famosa carta nell'urna per dimostrare con questa solenne e ormai documentatissima menzogna costituzionale che il popolo è sovrano. Poi avemmo l'illusione, che chiamerò dell'Oriente, di credere che basti livellare il genere umano per renderlo felice.

(segue...)