Per le vittime dell'attentato del 12 aprile
(3 maggio 1928)
Il 12 aprile,
inaugurandosi in Milano la Fiera Campionaria alla presenza di S. M.
il Re, fu compiuto un nefando attentalo, che non colpì il
Sovrano ma fece vittime nel pubblico. Al Senato del Regno, nella
tornata del 3 maggio, il Presidente S. E. Tittoni commemorò le
vittime di Milano e al suo discorso il Duce si associò a nome
del Governo, pronunziando le seguenti dichiarazioni:
Onorevoli Senatori!
Il Governo si associa alle alte e
commosse parole pronunciate dal Presidente di questa Assemblea.
Parole di esultanza, di rimpianto, di esecrazione. Di esultanza
perché lo scempio micidiale lasciò illesa la sacra
persona del Re; di rimpianto per le vittime innocenti, falciate
improvvisamente dalla morte, e vi furono tra esse donne, fanciulli,
soldati; di esecrazione per gli autori di tanta strage. All'annuncio
del luttuoso evento, la Nazione fu profondamente rattristata. Milano
non meritava tale mortificazione e tale dolore, proprio nel giorno in
cui si apprestava a mostrare al mondo, con una esposizione superba,
presenti ben seimila espositori, i progressi compiuti in questi
ultimi anni dall'Italia. Milano, instancabile nel suo lavoro,
inesauribile nelle sue iniziative, incrollabile nel suo patriottismo;
Milano, asse dell'economia italiana, non è rimasta che poche
ore sotto il peso della sanguinosa onta. Già nel pomeriggio
della stessa giornata, Milano raccoglieva a masse innumeri il suo
popolo per onorare il Re. Composti religiosamente e solennemente
nelle fosse i suoi cittadini caduti, Milano riprendeva il suo intenso
lavoro, al quale sono per tanta parte legate le fortune d'Italia.
Come bene disse testé il
Presidente di questa Assemblea, l'illusione dei criminali non poteva
avere durata più breve. La disciplina della Nazione rifulse
come non mai nella tragica giornata, e quanto al Regime, è
semplicemente insensato illudersi che attentati del genere possano in
qualsiasi guisa indebolirlo. C'è ancora una parola che dovrà
essere pronunciata prima che il tempo fuggevole e l'oblio pietoso
allontanino dalle memorie l'episodio barbaro del 12 aprile: i morti,
i feriti, i vivi vogliono palese ma severa giustizia.
(segue...)
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