(segue) Agli Industriali
(22 giugno 1928)
[Inizio scritto]
Da ciò discendono
conseguenze che vedremo tra poco. La produzione della ricchezza passa
quindi dal piano dei fini individuali a quello dei fini nazionali. Da
questa nostra nuova posizione politico-morale scaturiscono dei nuovi
doveri, delle vere necessità. La collaborazione, più
ancora che dalle leggi o dagli istituti o dalla volontà, è
imposta dalle cose, cioè dalla fase attuale dell'economia.
Questa collaborazione deve essere interpretata ed attuata nel suo più
vasto significato: gli operai, come le truppe, sono gli elementi
indispensabili per la battaglia, e la vittoria è anche il
risultato dei rapporti che si stabiliscono tra ufficiali e soldati.
La collaborazione deve essere aperta, leale, senza riserve o
ripieghi. Ancora e sempre il fatto e l'esempio valgono più
delle verbali propagande. Così, nel sistema fascista, gli
operai non sono più degli «sfruttati», secondo le
viete terminologie, ma dei collaboratori, dei produttori, il cui
livello di vita deve essere elevato materialmente e moralmente, in
relazione ai momenti ed alle possibilità.
Io affermo che, in tempo di crisi,
è nell'interesse degli operai di accettare una decurtazione di
salari; ma, a crisi superata, è nell'interesse degli
industriali di riaumentare i salari, riequilibrando la situazione.
Non è possibile, in Italia, per troppo ovvie ragioni, la
politica fordista degli alti salari, ma non è nemmeno
consigliabile la politica dei bassi salari, la quale, deprimendo i
consumi di vaste masse, finisce per danneggiare l'industria stessa.
Per debito di lealtà e di
verità, aggiungo che gli industriali italiani, nella loro
enorme maggioranza condividono queste idee, e lo dimostra l'ingente
mole di contratti collettivi firmati, nei quali sono state consacrate
le clausole della Carta del Lavoro.
Né passerò sotto
silenzio l'atteggiamento d'aperta adesione che gli industriali hanno
dato alle realizzazioni della legislazione sociale, anche le più
audaci, come l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, o
gli atti di munificenza a favore dell'arte, della scienza o della
pietà umana. Questo dimostra che l'orizzonte degli industriali
fascisti non si limita a quello dell'officina, sibbene abbraccia
altri aspetti e altre manifestazioni della vita.
(segue...)
|