(segue) Ai rurali d'Italia
(3 novembre 1928)
[Inizio scritto]

      Ho voluto che l'agricoltura andasse al primo piano dell'economia italiana con fondate ragioni: i popoli che abbandonano la terra sono condannati alla decadenza. Ed è inutile, quando la terra è stata abbandonata, dire che bisogna ritornarvi: la terra è una madre che respinge inesorabilmente i figli che l'hanno abbandonata.
      Volevo anche manifestare la mia gratitudine di fascista, perché se è vero che il Fascismo è nato in una città, è del pari vero che se non avesse avuto, nelle fanterie rurali, il suo poderoso, disciplinato esercito di combattenti, il Fascismo non avrebbe mai rovesciato la vecchia Italia e sepolto il vecchio regime.
      Voglio sopra tutto che voi abbiate l'orgoglio di essere rurali: quando, al 3 novembre del 1934 noi ci ritroveremo ancora in questa piazza, il nodo che abbiamo oggi stretto tra il Regime e l'agricoltura sarà ancora più indissolubile.
      Ho l'orgoglio di essere il vostro amico, il vostro fratello e il vostro capo. Spero di condurvi a più grandi e luminose vittorie.