Cooperazione fascista
(11 novembre 1928)
In Roma, al
Colosseo, il giorno 11 novembre 1928, si riunirono circa ventimila
addetti alle Cooperative, provenienti da ogni parte d'Italia. Ad essi
il Duce rivolse le seguenti parole:
Camerati cooperatori!
Questa vostra imponente adunata
chiude il ciclo delle grandi adunate di popolo che si sono svolte tra
la fine dell'anno VI e l'inizio del VII. Qui convennero per primi gli
operai milanesi, poi si diedero convegno a Roma gli industriali;
recentemente i rurali di tutta Italia, i combattenti, i mutilati.
Oggi voi con la vostra massa, con la vostra fede, con i vostri inni,
dimostrate agli incerti, agli scettici, che la Cooperazione fascista
è conscia dei suoi compiti di fronte agli associati e di
fronte al Regime. Di ciò faccio elogio al presidente dell'Ente
Nazionale della Cooperazione, ed a tutti i dirigenti provinciali.
Avete raccolto dal vecchio regime una eredità pesante: c'erano
uomini che bisognava eliminare, sistemi che non andavano più.
Questo lungo, penoso e faticoso travaglio è ormai compiuto:
oggi la Cooperazione è fascista negli uomini, nei metodi e
negli scopi, ed esiste nella sua triplice forma di cooperazione della
produzione, del lavoro e del consumo.
Nel mondo attuale così
vario e così complesso, c'è posto per tutte le
attività, e come la grande industria non esclude
l'artigianato, così, nel complesso della produzione, c'è
posto per l'azienda privata, per l'azienda di Stato, ed anche per
l'azienda cooperativa.
Si tratta di adeguarla ai nuovi
tempi e di aggiornarla in fatto di sistema. Questo avete fatto;
l'organismo è potente, ma è suscettibile di ulteriori
perfezionamenti, tanto nella attività produttiva come
nell'attività della cooperazione di consumo.
(segue...)
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