(segue) All'Assemblea quinquennale del Regime
(10 marzo 1929)
[Inizio scritto]

      La pace tra il Quirinale e il Vaticano è un evento di portata suprema, non solo in Italia, ma nel mondo. Per gli Italiani basterà ricordare che il giorno 11 febbraio del 1929 è stato dal Sommo Pontefice finalmente e solennemente riconosciuto il Regno d'Italia sotto la monarchia di Casa Savoia, con Roma capitale dello Stato italiano.
      Da parte nostra, abbiamo lealmente riconosciuto la sovranità della Santa Sede, non solo perché esisteva nel fatto, non solo per la quasi irrilevante esiguità del territorio richiesto, esiguità che non toglie nulla alla sua grandezza d'altra natura, ma per la convinzione che il Sommo Capo di una religione universale non può essere suddito di alcuno Stato, pena il declino della Cattolicità, che significa universalità.
      Abbiamo riconosciuto alla Chiesa cattolica un posto preminente nella vita religiosa del popolo italiano, il che è perfettamente naturale in un popolo cattolico quale è il nostro e in un Regime quale è quello fascista. Anche qui il Regime è consequenziario. Questo non significa, è quasi superfluo il dirlo, che gli altri culti sin qui tollerati debbano essere d'ora innanzi perseguitati, soppressi o anche semplicemente vessati. Stato cattolico non significa che si debba fare ai cittadini obbligo o pressione alcuna di seguire una determinata fede, anche se sia quella della maggioranza. Ma con la delimitazione delle giurisdizioni, dei compiti, delle responsabilità, da Stato a Stato e da Stato a Chiesa, il cammino appare più sgombro, l'orizzonte più sereno. È un punto fermo messo a quindici secoli di storia.
      Anche qui si concreta, nel diritto, una linea di condotta che fu seguita nei fatti dal 1923 in poi. Lo Stato fascista non è tenuto, come si pretenderebbe dalle vaghe superstiti cellule demomassoniche, a conservare tutte le misure di una legislazione che fu il prodotto di un determinato periodo storico di aspra tensione tra Chiesa e Stato senza ricordare che tali leggi, col passare del tempo e attraverso l'indulgenza agnostica e alla fine abulica del liberalismo, diventarono delle semplici finzioni. Avvenimenti come quelli dell'11 febbraio sono di tale portata che bisogna, per giudicarli, mettersi sul piano della storia. L'anima intuitiva delle moltitudini è, in questi casi ben più della intelligenza raziocinante, vicina alla verità! L'anima del popolo ha sentito che la soluzione dell'annosa e delicata questione romana è un titolo d'orgoglio e una documentazione della forza e della solidità del Regime fascista.

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