(segue) All'Assemblea quinquennale del Regime
(10 marzo 1929)
[Inizio scritto]

      Eccellenze! Camerati! Signori!
      Ora non crediate che voglia commettere un peccato di immodestia dicendo che tutta quest'opera, di cui vi ho dato uno stringente e parzialissimo riassunto, è stata attivata dal mio spirito. L'opera di legislazione, di avviamento, di controllo e di creazione di nuovi istituti non è stata che una parte della mia fatica. Ve ne è un'altra non tanto nota, ma la cui entità vi è data da queste cifre che vi possono forse interessare: ho concesso oltre 60.000 udienze; mi sono interessato di un milione 887.112 pratiche di cittadini, giunte direttamente alla mia Segreteria particolare. Tutte le volte che i singoli cittadini, anche dei più remoti villaggi, si sono rivolti a me, hanno ottenuto risposta. Non basta fortemente governare, bisogna che il popolo, anche quello lontano, minuto, dimenticato, abbia la prova che il Governo è composto di uomini che comprendono, soccorrono e non si sentono avulsi dal resto del genere umano. Per reggere a questo sforzo, ho messo il mio motore a regime, ho razionalizzato il mio quotidiano lavoro, ho ridotto al minimo ogni dispersione di tempo e di energia e ho adottato questa massima, che raccomando a tutti gli Italiani: il lavoro della giornata deve essere metodicamente, ma regolarmente sbrigato nella giornata. Niente lavoro arretrato. Il lavoro ordinario deve svolgersi con un automatismo quasi meccanico.
      I miei collaboratori, che ricordo con simpatia e che dinanzi a voi voglio ringraziare, mi hanno imitato. La fatica mi è sembrata leggera, anche perché varia. Vi ho resistito perché la volontà era spinta dalla fede. Ho assunto, come di dovere, tutte le piccole e le grandi responsabilità.
      Come avete potuto constatare, ora che mi avvio alla fine, il mio discorso è stato, come vi dissi, schematico. Non ho detto tutto. Ho molto dimenticato, ma potevo io forse, illustrare le duemila leggi, nelle quali, durante sei anni, si è realizzata la dottrina, la volontà e la fede dello Stato fascista? Il discorso sarebbe durato alcune settimane. L'opera fu perfetta? No. Come tutte le opere umane, anche la mia, anche la nostra presenta lacune e imperfezioni, ma il proposito di tener fede alla concezione fascista dello Stato fu onnipresente in ogni atto, in ogni legge.

(segue...)