(segue) All'Assemblea quinquennale del Regime
(10 marzo 1929)
[Inizio scritto]
Incontestabile merito del Fascismo
è di aver dato agli Italiani il senso dello Stato. Tutto
quello che abbiamo fatto e che vi ho riassunto, scompare di fronte a
ciò che abbiamo fatto creando lo Stato. Per il Fascismo lo
Stato non è il «guardiano notturno», che si occupa
soltanto della sicurezza personale dei cittadini: non è
nemmeno un'organizzazione a fine puramente materiale, come quello di
garantire un certo benessere e una relativa pacifica convivenza
sociale, nel qual caso, a realizzarlo, basterebbe un consiglio
d'amministrazione; non è nemmeno una creazione di politica
pura, senza aderenze con la realtà mutevole e complessa della
vita dei singoli e di quella dei popoli. Lo Stato, così come
il Fascismo lo concepisce e l'attua, è un fatto spirituale e
morale, poiché concreta l'organizzazione politica, giuridica,
economica della Nazione; e tale organizzazione è, nel suo
sorgere e nel suo sviluppo, una manifestazione dello spirito. Lo
Stato è garante della sicurezza interna ed esterna, ma è
anche il custode e il trasmettitore dello spirito del popolo così
come fu dai secoli elaborato nella lingua, nel costume, nella fede.
Lo Stato non è solamente
presente, ma è anche passato e, sopra tutto, futuro. È
lo Stato che, trascendendo il limite breve delle vite individuali,
rappresenta la coscienza immanente della Nazione. È lo Stato
che, in Italia, si riassume e si esalta nella dinastia di Savoia, e
nella Sacra Augusta persona del Re.
Le forme in cui gli Stati si
esprimono, mutano ma la necessità rimane. È lo Stato
che educa i cittadini alla virtù civile; li rende consapevoli
della loro missione; li sollecita all'unità; armonizza i loro
interessi nella giustizia; tramanda le conquiste del pensiero nelle
scienze, nelle arti, nel diritto, nell'umana solidarietà;
porta gli uomini dalla vita elementare delle tribù alla più
alta espressione di potenza umana, che è l'impero; affida ai
secoli i nomi di coloro che morirono per la sua integrità o
per ubbidire alle sue leggi; addita come esempio, e raccomanda alle
generazioni che verranno, i capitani che lo accrebbero di territorio,
o i geni che lo illuminarono di gloria.
(segue...)
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