(segue) All'inizio dell'anno ottavo
(28 ottobre 1929)
[Inizio scritto]

      Secondo il nostro stile fascista, la celebrazione odierna non si appaga di vane parole. Oggi in tutta Italia, dalle città alle campagne, si inaugurano diecimila opere pubbliche per un complesso di 4 miliardi; e non sono lavori pubblici elettorali, perché questo tristo costume non è il costume dell'Italia fascista. Sono lavori attraverso i quali noi intendiamo d'aumentare la potenza della Nazione.
      Camicie nere! C'è un arnese, uno strumento che vi era molto simpatico, forse avete già compreso che cosa io voglio dire. Un po' di polvere c'è sopra; basterà spolverarlo un poco. Ma oggi, dopo sette anni, accanto a quello strumento delle vostre battaglie squadriste, voi avete anche i fucili, i moschetti, le mitragliatrici: armi con le quali si combattono le grandi battaglie!
      Non vi prometto, Camicie nere, fascisti dell'Urbe, non vi prometto i tempi facili. Nemmeno l'anno VIII vi recherà questi tempi, perché la situazione è difficile non soltanto per noi, ma per tutta l'Europa, per tutto il mondo! Ma a differenza d'altri Paesi, d'altri popoli, l'Italia oggi è veramente come io la volevo: un esercito di cittadini e di soldati, pronti per le opere di pace, laboriosi, silenziosi, disciplinati.
      Se domani qualcuno volesse turbare il pacifico ritmo di sviluppo del nostro popolo, se qualcuno volesse spezzare questa unità di spiriti, allora voi risponderete al mio appello? Di andare verso tutte le mete? Mi seguireste in ogni istante? (Tutti rispondono con un formidabile «Sì!») Ebbene, io accolgo questo vostro «Sì» formidabile e lo interpreto come il «Sì» formidabile di tutto il popolo italiano, che oggi, celebrandosi il VII annuale della nostra gloriosa Rivoluzione, si dichiara pronto per ogni battaglia e per ogni vittoria!