(segue) Messaggio per l'anno nono
(27 ottobre 1930)
[Inizio scritto]

      Dunque uno stato di guerra «morale» contro di noi esiste, ed è fatale che ciò sia, ed è fatale che ciò si accentui. È logico e provvidenziale che noi dobbiamo riconquistarci la vittoria giorno per giorno. Se così non fosse a quest'ora il Fascismo sarebbe oltrepassato. Ma accanto alla guerra morale, i preparativi di guerra materiale vengono affrettati alle nostre frontiere. Vedete questo fascicolo? Qui sono notati giorno per giorno i preparativi militari degli anni '27, '28, '29, '30 fatti contro l'Italia, ben prima dei miei discorsi di Livorno, Firenze, Milano. Qui è l'elenco delle batterie postate, dei forti costruiti, degli armamenti predisposti e consegnati.
      Potevo tardare a suonare la sveglia al popolo italiano? Naturalmente coloro ai quali fu strappata la maschera tentarono di invertire le parti e di ripresentare ancora una volta l'Italia, unico pericolo per la pace europea, unica Nazione di lupi in mezzo al belante armento dei pacifici agnelli. Questo gioco è puerile. L'Italia fascista, relativamente, si arma perché tutti armano. Disarmerà, se tutti disarmeranno. Ripeto che finché ci saranno dei cannoni, essi saranno più belli delle belle, ma spesso vane parole. Quando il «verbo» basterà da solo a regolare i rapporti fra i popoli, allora io dirò che la «parola» è divina. Sia chiaro, comunque, che noi ci armiamo materialmente e spiritualmente per difenderci, non per attaccare. L'Italia fascista non prenderà mai l'iniziativa della guerra. La nostra stessa politica di revisione dei trattati — che non è di ieri ma fu prospettata sin dal giugno del 1928 — è diretta ad evitare la guerra, a fare l'economia, l'immensa economia di una guerra. La revisione dei trattati di pace non è un interesse prevalentemente italiano, ma europeo, ma mondiale. Non è una cosa assurda e inattuabile dal momento che è contemplata, questa possibilità di revisione, nello stesso patto della S. D. N. Di assurdo c'è soltanto la pretesa della immobilità dei trattati. Chi viola il patto della S.D.N.? Coloro che — a Ginevra — hanno creato e vogliono perpetuamente mantenere due categorie di Stati: gli armati e gli inermi. Quale parità giuridica e morale può esistere tra un armato e un inerme? Come si può pretendere che questa commedia duri all'infinito quando gli stessi protagonisti cominciano ad averne stanchezza?

(segue...)