(segue) Messaggio per l'anno nono
(27 ottobre 1930)
[Inizio scritto]
Quanto alla politica danubiana e
orientale dell'Italia, essa è dettata da ragioni di vita. Noi
cerchiamo di utilizzare sino all'ultima zolla del nostro territorio.
Ciò che facciamo è gigantesco. Ma il territorio a un
certo punto sarà tutto saturato da una popolazione che cresce,
il che noi vogliamo, del che siamo fieri, poiché la vita
chiama la vita. Nel 1950 l'Europa avrà le rughe, sarà
decrepita. L'unico Paese di giovani sarà l'Italia. Si verrà
d'oltre frontiera a vedere il fenomeno di questa primavera di un
popolo. È solo verso Oriente che può indirizzarsi la
nostra pacifica espansione. Si comprendono quindi le nostre amicizie
e le nostre alleanze. Amicizie e alleanze che hanno, oggi, un valore
assoluto. Il mio dilemma fiorentino rimane: duri coi nemici,
marceremo con gli amici sino in fondo. Noi facciamo una politica
schietta, senza infingimenti o restrizioni mentali. Un impegno
firmato, per noi, è sacro, qualunque cosa possa accadere. Né
conosciamo altro modo perché un popolo aumenti il suo
prestigio, accresca la fiducia degli altri in lui.
Camerati!
L'anno VIII è stato
dominato dai problemi della economia. Il Regime li ha affrontati,
questi problemi, con decisioni tempestive e audaci a un tempo. Mi
limiterò a ricordare la libera contrattazione delle divise e
quella non meno importante delle case. Per quanto concerne la
situazione economica generale, confermo quanto dissi il 1°
ottobre. I problemi specifici dell'economia italiana mi occupano
quotidianamente. Il popolo deve saperlo e lo sa. Il popolo deve
sapere che il Regime fascista non è il regime liberale che
lasciava andare e passare, ma è un Regime che provvede e
prevede. Le centinaia di migliaia di operai che lavorano in Italia lo
sanno. Malgrado il disagio vi è un miglioramento nel loro
stato d'animo.
(segue...)
|