(segue) Messaggio per l'anno nono
(27 ottobre 1930)
[Inizio scritto]
Ma per il 1932, camerata Giuriati,
voi mi avrete aumentato ancora di più la forza morale e
materiale del Partito. L'opera di epurazione deve continuare. A
questo proposito, le attenuanti devono essere sempre accordate alle
Camicie Nere della vigilia, ai camerati che sono ancora pronti a
rischiare la vita per il Fascismo, non agli eroi della sesta
giornata, che sono venuti al Fascismo quando oramai le ore di
tempesta erano passate, capaci di tagliare la corda se quelle ore
tornassero!
Camerati!
Questo è il consuntivo
dell'anno VIII. Questo è il viatico per l'anno IX. Viatico di
combattimento, come sempre. E il combattimento esige la concordia, la
disciplina, lo spirito di sacrificio, la fraternità grande di
coloro che hanno la stessa fede e combattono contro gli stessi
nemici. Data l'ampiezza e la durezza crescente della lotta fra
Fascismo e antifascismo, tutto ciò che può appesantire
o diminuire il Partito, dev'essere evitato. Non è più
il momento delle piccole cose: le questioni locali non devono
assorbire più tempo ed energie di quanto non sia strettamente
necessario. Chi non intende o non si piegherà a questa
inderogabile esigenza, si pone automaticamente al di fuori della
mentalità e dei ranghi del Fascismo.
L'anno IX comincia con un atto di
fede il cui significato è imponente. I battaglioni della M. V.
S. N. — prima di conoscere le decisioni del Gran Consiglio —
hanno preso l'impegno di servire per dieci anni e praticamente per
tutta la vita. Vi è oggi, nel mondo, una gioventù che
abbia una fede più pura e più alta? V'è nel
mondo qualche cosa che rassomigli anche da lontano a questa
dedizione? Le avanguardie dell'Italia di domani sono già
pronte. Recentemente uno scrittore straniero, dopo aver assistito
alle prove di una squadriglia di nostri intrepidi aviatori, così
ha raffigurata l'Italia fascista: «La Penisola oggi è un
immenso campo in cui milioni di uomini si allenano silenziosamente
sulla terra, sul mare, nel cielo, nelle scuole, negli stadi, nelle
chiese, per il grande sacrificio della vita, per la rigenerazione
della stirpe, per l'eternità latina, per la grande battaglia
che avrà luogo domani, o mai. Si ode un sordo rumore simile ad
una immensa legione che marcia».
(segue...)
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