(segue) Il Centenario del Consiglio di Stato
(19 agosto 1931)
[Inizio scritto]
Coll'evento del Secondo Impero, il
Consiglio di Stato viene riportato sulle linee napoleoniche, ma
l'impero caduto, una legge organica del 1872 ne fissa la
configurazione nei tratti, oramai permanenti, salvo i dettagli. Non
meno interessante e movimentata è la storia del Consiglio di
Stato in Inghilterra, ma io vi rimando alle pubblicazioni specifiche
in materia.
Così dicasi per quanto
riguarda il periodo storico del Piemonte che va dal 1200 al 1831. Non
vi è dubbio che il Consilium nobiscum residens dei Conti e
Duchi di Savoia contiene in embrione il Consiglio di Stato. Vero e
proprio Consiglio di Stato fu quello istituito da Emanuele Filiberto
nel 1559, dopo la pace di Castel Cambresis, che ricostituiva lo Stato
piemontese, proclamato allora con profetico intuito, dal vincitore di
San Quintino, «bastione d'Italia».
Il Consiglio di Stato era composto
di 30 membri, con funzioni consultive. Ma un Consiglio di Stato
maggiormente definito nei suoi aspetti e nelle sue prerogative sorse,
nell'unico Stato veramente italiano del secolo scorso, il 18 agosto
1831. La storia del Consiglio di Stato segue da vicino, come ombra il
corpo, la storia del Risorgimento italiano. Nel 1848, in seguito alla
concessione dello Statuto, appare evidente la necessità di
aggiornare il Consiglio di Stato. Seguono i progetti di riordinamento
che recano i nomi di Pinelli, Galvagno, Rattazzi fra gli anni
1849-1854. Finalmente nell'ottobre del 1859, il Consiglio di Stato
viene riordinato. Ma di lì a due anni, dopo gli avvenimenti
straordinari del 1859-1860, viene proclamato, nel 1861, il Regno
d'Italia. Il Consiglio di Stato del Regno di Sardegna deve essere
riordinato, il che accade nel 1865.
Portata la Capitale a Roma,
risorge il problema delle attribuzioni del Consiglio di Stato,
problema affrontato nei progetti Nicotera del 1877, Depretis dell'80
e Crispi degli anni 1889-1890. Si deve alla legge Crispi la
istituzione della IV Sezione del contenzioso; fu Crispi che aumentò
il numero dei consiglieri e che impresse nuovo vigore all'Istituto.
Da allora ad oggi l'importanza del Consiglio di Stato è
accresciuta e crescente negli Stati moderni in genere per la
estensione delle loro funzioni anche nel settore economico e in
quello Stato particolare che è lo Stato fascista italiano,
fascista e corporativo, anzi fascista perché corporativo e
viceversa, poiché senza la costituzione corporativa, elaborata
nelle memorabili, ardenti ed entusiastiche sedute del Gran Consiglio
negli anni 1925-1926, fissata nella legge del 3 aprile e coronata con
la Carta del Lavoro, non vi è Rivoluzione fascista, poiché
una rivoluzione è molto di più della semplice
costituzione di un Governo forte che può garantire — in
ogni evenienza — l'ordine pubblico.
(segue...)
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