Enrico Corradini
(11 dicembre 1931)
Nella tornata
dell'11 dicembre, S. E. il Capo del Governo ha rievocato al Senato la
figura e il pensiero di S. E. Enrico Corradini.
Signori Senatori!
E' con profonda commozione che, a
nome del Governo e mio, mi associo alla nobile ed eloquente
esaltazione che della vita e dell'opera di Enrico Corradini è
stata fatta dal Presidente della Vostra Assemblea. Nessuno più
e meglio del Vostro Presidente ha conosciuto più e meglio
Enrico Corradini in tutta la sua azione di pensatore, di pioniere, di
agitatore di idee e di moltitudini.
Si può dire di Enrico
Corradini che Egli appare alla soglia del secolo attuale come
l'annunciatore di un nuovo tempo imminente. La sua attività di
scrittore politico comincia nel 1903 e continua sempre più
intensa e sommovitrice e feconda fino a quel 1915 che è l'anno
della grande voltata nella storia italiana, l'anno nel quale si vide
che si poteva militare agli opposti lati e non essere lontani.
Ma il 1915 non si spiega senza
porre tra i fattori che determinarono gli eventi la predicazione di
Enrico Corradini, predicazione che era nel 1910 emigrata dai cenacoli
fiorentini per scendere a battagliare più da vicino nel centro
politico della Nazione e che era uscita dalla semplice formulazione
dottrinaria per diventare attività quotidiana di gruppi
organizzati. Era quasi nell'ordine naturale delle cose che il Partito
che aveva nel suo programma la lotta contro il liberalismo, la
massoneria, la democrazia ed il socialismo, finisse per incontrarsi
con quegli evasi delle diverse scuole socialistiche i quali avevano
avuto sempre in sommo dispregio almeno tre di quelle forze, contro le
quali puntava impetuosamente e ormai vittoriosamente il nazionalismo
corradiniano, e avevano combattuto anche una concezione del
socialismo: quella del pratico, manovratore, accomodante riformismo
parlamentare.
(segue...)
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