Decidersi!
(12 gennaio 1932)
Il volume
precedente si è chiuso con le parole dette dal Duce ai
redattori del «Popolo d'Italia» per la morte di Arnaldo
Mussolini. La fine del dicembre 1931 e l'inizio del gennaio 1932 fu
un periodo di triste raccoglimento, nel quale il Duce scrisse, di
getto, la Vita di Arnaldo. Ma il 12 gennaio Egli riprendeva la sua
attività esteriore con questo articolo, pubblicato in tale
data sul «Popolo d'Italia», per porre in guardia
l'opinione pubblica europea contro la mania delle Conferenze
internazionali e il pericolo che la Conferenza di Losanna dovesse
concludersi in un insuccesso.
I popoli che si avviano
faticosamente, e fra inaudite miserie, ad uscire da uno degli inverni
più tormentati che la storia ricordi — appena
paragonabile all'ultimo inverno di guerra nelle trincee — ora
che la data della Conferenza di Losanna è ufficialmente
fissata, si domandano: Che cosa accadrà? Avremo una
definizione del problema debiti-riparazioni o sarà rinviato
ancora una volta?
Una soluzione radicale avremo o
una soluzione di compromesso che dilazionando nel tempo le
difficoltà, non farà che ricomplicarle all'infinito? I
Governi d'Europa daranno ancora una volta prova di quella tremenda
abulia che sembra paralizzarli tutte le volte che devono affrontare
un problema e che li conduce quindi a polverizzarlo nei lavori delle
Commissioni e nelle lugubri fatiche degli «esperti»? I
ministri che vanno a Losanna tra l'ansiosa e si può dire
angosciata aspettazione delle moltitudini, si limiteranno all'esame
tecnico del problema — esame perfettamente inutile perché
già conosciutissimo in tutti i suoi aspetti — o
prenderanno delle decisioni nell'unica sede inevitabile e necessaria,
cioè in sede politica?
Queste ed altre domande si
affollano nel nostro spirito. Ora noi rispondiamo in una maniera
categorica e cioè che se la Conferenza di Losanna non dovesse
sciogliere il nodo, meglio sarebbe non convocarla e prendere motivo
per finirla con questa mania delle conferenze — mania costosa e
sommamente pericolosa — decidersi ad una «moratoria»
delle conferenze che suscitano intermittenti e ricorrenti speranze,
seguite da delusioni sempre più amare e profonde.
(segue...)
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