(segue) Decidersi!
(12 gennaio 1932)
[Inizio scritto]

      Non bisogna credere che gli uomini sopporteranno senza disordini di una imprevedibile portata un inverno 1932-1933 che sia ancora più crudele di quello che attraversiamo. Un punto interrogativo è sospeso dinanzi alla coscienza dei Governi e a quella dei popoli.
      Prova di quest'ansia che sta prendendo gli uomini pensosi, non delle sorti di un determinato paese, ma di tutto quel complesso di istituzioni, costumi, fedi, interessi che imprimono il carattere alla civiltà dell'Occidente, è un discorso pronunciato dal deputato inglese Alessandro Shaw a Liverpool. Giova aggiungere che lo Shaw non è soltanto un uomo politico, ma è l'amministratore delegato della Compagnia peninsulare e orientale e direttore della Banca d'Inghilterra. Un personaggio, dunque, di primo piano.
      «Non è affatto esagerato affermare, così ha detto l'on. Alessandro Shaw, che la struttura economica e sociale dell'Europa si avvicina di giorno in giorno al precipizio; la verità cruda è che se le cose vanno avanti così come vanno, la scelta è semplicemente fra il ripudio dei debiti e il caos. Invece di una libera partecipazione con uomini e mezzi alla causa, gli Alleati hanno tracciato la più strana, illogica, antistorica distinzione. Quando un proiettile americano era sparato da un artigliere americano, con un cannone americano, gli Stati Uniti non hanno imposto agli Alleati di pagare né l'uomo, né il costo del proiettile; ma quando il proiettile americano era sparato da soldati alleati per il medesimo scopo, per la causa comune, nello stesso comune interesse, creava un debito in oro da pagarsi agli Stati Uniti. Mai prima d'ora nella storia era stato così male a proposito applicato un mercantilismo così ingiusto. Il messaggio salutare che tutto il mondo aspetta è: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
      Fin qui il deputato inglese. Dobbiamo pensare che questa sia anche l'opinione di Mac Donald, iniziatore della Conferenza di Losanna. Due altre formidabili ragioni vi sono per applicare — non più tardi del gennaio in corso — il precetto evangelico contenuto nella più semplice e più universale delle preghiere cristiane. Il debito di guerra è nato così. I Governi inglese e americano hanno anticipato agli industriali l'ammontare del costo delle forniture — in viveri, materie prime, armi — passate agli Alleati. Ma questa somma è già stata ricuperata a esempio dall'Inghilterra attraverso una tassazione sui sopraprofitti di guerra che è giunta a una percentuale altissima. Il denaro è già rientrato e quello che i paesi debitori versano è un vero e proprio tributo forzato. D'allora ad oggi, un altro fenomeno ha reso insopportabile il fardello delle riparazioni. Quale conseguenza della caduta dei prezzi, oggi, bisogna fornire doppio lavoro, doppio quantitativo di merce, doppi servizi per pagare la stessa immutabile quantità di debiti stipulati in oro.

(segue...)