(segue) Discorso ai medici
(28 gennaio 1932)
[Inizio scritto]

      Come vedete, la missione del medico, specie nei tempi moderni, è di una importanza eccezionale e diventa sempre più delicata e complessa.
      Su questo punto vi debbo dire la mia opinione: io non sono tanto favorevole all'eccessiva specializzazione. Non vorrei che, a furia di guardare l'albero, si dimenticasse la foresta: non vorrei che, a guardare un lato, un elemento, un frammento del corpo umano si dimenticasse il complesso del corpo umano, il quale, o signori, è unitario e totalitario come il Regime Fascista.
      Voi potrete rendere grandi servizi al Regime con questa opera portata sul terreno morale: il medico qualche volta viene interrogato anche su questioni che non sono legate alla malattia; il medico dovunque, ma specie nei centri minori, è una grande autorità. La gente non domanda soltanto se la bronchite di un familiare passerà più o meno presto, ma domanda magari se la crisi economica passerà più o meno presto. Se antifascista lascerà cadere quelle parole che scavano una traccia deleteria nell'animo della povera gente, ma se il medico è fascista convinto, non solo per la tessera, ma per la fede, dirà le parole della saggezza e dirà che di crisi economiche ce ne sono sempre state nel mondo; dirà che questa non è una crisi italiana, ma universale e potrà aggiungere che in Italia fino ad oggi ha avuto aspetti meno gravi che in altri Paesi, anche infinitamente più ricchi del nostro e che il Governo Fascista ha fatto, fa e farà il possibile perché le conseguenze di questa crisi siano alleviate per il popolo italiano.
      Camerati, ho finito. Portate l'eco di queste mie parole a tutti i vostri colleghi raccolti nelle città e disseminati negli ottomila comuni d'Italia e dite loro che io conto anche e sovrattutto sui medici italiani per quanto riguarda la difesa del Regime e gli sviluppi della Rivoluzione Fascista.

(segue...)