Paolo Boselli
(11 marzo 1932)


      Questo discorso in memoria del Senatore Paolo Boselli fu pronunciato da S. E. il Capo del Governo al Senato, nella tornata dell'undici marzo 1932.

      Onorevoli Senatori!
      Il Presidente della vostra Assemblea ha testé, con alta, commossa parola, rievocato la vita ed esaltato lo spirito e le opere di Paolo Boselli. Voi avete rivissuto non soltanto le vicende di un'esistenza mortale, ma la storia interessante, movimentata, in sommo grado drammatica, di un secolo intero: il secolo del Risorgimento.
      Paolo Boselli era nella sua prima adolescenza quando nel 1848, uno degli anni fatidici del secolo scorso, tutte le ardenti speranze del popolo italiano si dischiusero da un capo all'altro della Penisola e, per quanto le idee non fossero chiare, tra il federalismo neoguelfo del Gioberti, il costituzionalismo del Montanelli, il federalismo regionale del Ferrari ed il ferreo, inesorabile unitarismo di Giuseppe Mazzini, pur tuttavia fra il cozzare delle dottrine, delle tradizioni e dei temperamenti individuali, un sogno, un proposito comune affratellava gli animi: l'indipendenza e l'unità della Patria.
      Non importa, se l'anno successivo vide scendere le ceneri amare della delusione nelle schiere dei pionieri superstiti, ma sei anni dopo in Crimea, quattro anni dopo a S. Martino, l'idea dell'unità e dell'indipendenza dell'Italia venne riconsacrata dal sangue di una guerra e sollevata dall'orgoglio della vittoria.
      Questi gli eventi memorabili ai quali assisté nella sua prima giovinezza studiosa e pensosa Paolo Boselli. Il tempo delle cospirazioni era passato. Il Regno d'Italia era nato, mutilato, nel 1861, di Roma, di Venezia, di Trieste e di Trento; ma le generazioni future avrebbero completata l'opera e portata l'Italia alle sue giuste frontiere inviolabili.

(segue...)