Saluto ai trasvolatori
(23 maggio 1932)
Davanti ai
trasvolatori oceanici di tutto il mondo adunati in Campidoglio, il 23
maggio 1932, il Duce pronunziò il seguente discorso:
Aviatori, Signori!
E' per me una grande soddisfazione
porgervi il mio saluto e nella mia qualità di Capo del Governo
Fascista e in quella di aviatore; ma nella mia gioia c'è un
velo di tristezza: il comandante Endresz e il radiotelegrafista
Bittay, che dovevano essere tra noi e che erano già arrivati,
da Budapest nel cielo di Roma, hanno trovato la morte, nel momento di
toccare la meta.
Salutiamo con animo virile la
memoria di questi Caduti, mentre inviamo un pensiero commosso
all'Aviazione ed alla Nazione magiara.
Sono anche sicuro di interpretare
il vostro unanime sentimento mandando al colonnello Lindbergh, che
aveva promesso di venire a Roma, l'espressione della nostra simpatia.
È la prima volta, da quando
l'uomo è riuscito, col più pesante, a dominare i cieli,
che i transvolatori degli Oceani si riuniscono a convegno. Il fatto è
pieno di significato e di poesia. Tutte le Nazioni, i cui piloti
hanno vittoriosamente superato la prova, sono oggi rappresentate a
Roma e quel particolare, cavalleresco cameratismo che è
caratteristico degli aviatori, trova, in questo evento, la sua più
simpatica manifestazione.
Sono presenti nel nostro spirito
quei transvolatori che, pur avendo osato, non sono stati accompagnati
benevolmente dalla fortuna. Il loro sacrificio non è stato
vano; ogni conquista dell'umanità sulla terra, sul mare, nel
cielo, esige talora il sacrificio supremo.
Voi appartenete alla minoranza
degli audaci che il mondo ammira. La storia ha già inciso i
vostri nomi nelle sue pagine perché voi avete —
valicando gli Oceani — accorciato le distanze, riavvicinato le
rive dei continenti, segnato la strada che domani sarà
normalmente percorsa da flotte di aerei: in un certo senso voi avete
anche servito la causa della pace.
(segue...)
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