(segue) Torino
(28 maggio 1932)
[Inizio scritto]

      Se Torino gode — grazie alla oculata e intelligente politica podestarile del Conte Thaon di Revel — del privilegio, evidentemente gradito, di essere la città meno tassata d'Italia, gode anche di un'altra non meno gradita prerogativa, che potrebbe anche essere in relazione con la precedente: Torino è la città meno cara fra le grandi città d'Italia. La relazione dà al riguardo una analitica ed esauriente documentazione, dalla quale risulta, come dice il Podestà, che «Torino ha riportato nell'anno testé decorso la palma del minor prezzo dell'alimentazione». Difatti nel dicembre del 1931 l'indice segnava 72,70 per Torino; 76,96 a Bologna; 80,19 a Milano; 80,46 a Roma; 81,29 a Genova. Questi brillanti risultati si devono alla politica annonaria seguita — con metodo e tenacia — dall'Amministrazione.
      Fin qui il quadro della situazione torinese potrebbe dirsi soddisfacente se non roseo, ma il fascista Thaon di Revel non è uomo da non prospettare tutta la realtà: ci sono le ombre nel quadro, le ombre della crisi, che a Torino, città a costituzione economica tipicamente industriale e non si può pensarne una diversa, ha assunto forme particolarmente acute. Il Conte Thaon di Revel ha cominciato la sua relazione appunto con le dolenti note della crisi. Le cifre che seguono dicono più di molti discorsi. I disoccupati del Comune di Torino, che nel 1929 erano 10.848, sono saliti a 24.662 nel 1930 e a 43.133 nel 1931, sono quindi quadruplicati, malgrado il programma di lavori pubblici comunali effettuato dalla Podesteria. La crisi è dunque particolarmente grave. Il Podestà non la nasconde, ma alla fine del suo opuscolo, il Podestà ricorda le crisi precedenti che colpirono Torino, o per effetto di cause locali o per effetto di cause nazionali: sono nove dal 1860 ad oggi. Torino si risollevò sempre. Oggi le quotazioni di molti titoli industriali sono di molto inferiori al loro valore effettivo. Ci sono stati dei crolli, più che delle flessioni. Ma anche nel 1907 la crisi mondiale, si abbatté con particolare intensità su Torino, che si era data all'automobilismo, costituendo ben 23 società. Ecco i salti di taluni titoli di allora: la Fiat da 1885 scese a 80; l'Itala da 346 a 55; la Rapid da 229 a 171.

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