Epopea Garibaldina
(4 giugno 1932)
Inaugurandosi in
Roma, sul Gianicolo, il Monumento equestre ad Anita Garibaldi, alla
presenza del Re e della Regina d'Italia, S. E. il Capo del Governo
pronunziava, il 4 giugno 1932, la seguente orazione:
Sire, graziosa Regina!
Il monumento che su questo colle
garibaldino il Governo Fascista ha voluto dedicare alla memoria di
Anita, la rappresenta galoppante, nell'atteggiamento di guerriera che
insegue il nemico e di madre che protegge il figlio.
L'artista insigne ci ha così
dato, oltre l'effige, lo spirito di Anita che conciliò sempre,
durante la rapida, avventurosa sua vita, i doveri alti della madre
con quelli della combattente intrepida a fianco di Garibaldi. È
nel cinquantenario della morte dell'Eroe, cinquantenario che volemmo
celebrato come nazionale solennità, che il monumento
s'inaugura alla Vostra Augusta presenza, alla presenza dei
discendenti di Garibaldi e dei prodi veterani garibaldini, alla
presenza ideale di tutto il popolo italiano.
Di Garibaldi fu detto e prima e
dopo la morte, dalla storia, dall'arte, dalla poesia, dalla leggenda
che vive nelle anime delle moltitudini, più a lungo della
storia. Adolescenti, il nome di Garibaldi ci apparve circonfuso dalle
luci di questa leggenda e oggi, a distanza di anni, la ragione non ha
illanguidito quell'entusiasmo che scaldava i nostri cuori. Cresciuti
nel nuovo secolo e pure essendo, nel tempo, lontani dalle gesta di
Lui, rivendichiamo il diritto e il dovere di ricordarlo e di
onorarlo.
Questo diritto e dovere ci viene
dall'aver voluto l'intervento con animo e con minoranze garibaldine,
dall'essere intervenuti, dall'avere imposta la guerra sino alla
Vittoria, dall'avere difeso — nuovamente col sangue —
questa Vittoria, salvata ormai nel suo spirito non più
comprimibile e nel suo certo futuro.
(segue...)
|