Messaggio Dantesco
(27 giugno 1932)
Il 27 giugno 1932,
a Napoli, fu apposta solennemente al Monumento a Dante Alighieri
l'epigrafe dettata negli anni del Risorgimento dallo storico e
patriota Luigi Settembrini. Prima dello scoprimento dell'epigrafe
marmorea - [L'unità d'Italia - raffigurata in Dante Alighieri
- voto del 1860-61 - incise nel 1930, anno VIII E. F.] - ebbe luogo
una cerimonia al Teatro San Carlo, alla presenza di S. A. R. il
Principe di Piemonte. Oratore ufficiale fu il Senatore Gennaro
Marciano; il suo discorso fu preceduto da una breve allocuzione di S.
E. Baratono, Allo Commissario di Napoli, il quale lesse il seguente
messaggio del Duce:
All'Alto Commissario di Napoli.
Voglio essere spiritualmente
presente alla grande celebrazione che, attorno al monumento di Dante,
raccoglierà le rappresentanze di tutto il Mezzogiorno d'Italia
a riconsacrare la profonda, antica, immutabile devozione unitaria. Il
senatore Marciano, maestro della parola, illustrerà gli
eventi, antichi e recenti, e traccerà la storia del periodo
che va dal 1862, quando sorse l'idea del monumento a Dante —
padre della lingua italiana, e quindi della Nazione — agli
ultimi tempi della guerra, nella quale le fanterie meridionali ed
isolane gareggiarono in tenacia ed eroismo con i camerati di tutto il
resto d'Italia, sigillando nel sangue e nella vittoria la fraterna e
indistruttibile comunione di tutti gli italiani.
La Rivoluzione fascista ha
perfezionato — con le opere — la creazione del
Risorgimento. Se il senatore Marciano lo vorrà, potrà
aggiungere che la prima idea dell'unità della Patria sbocciò
nel cuore dei napoletani, negli anni 1795-1800, in mezzo alle più
tumultuose e sanguinose vicende di guerra, invasioni, martiri e
vandee. Fu un meridionale a proclamare che l'Italia doveva essere
«una, indipendente, indivisibile»; fu uno storico
meridionale a proclamare che «l'equilibrio tanto vantato in
Europa non può essere affidato se non all'indipendenza
italiana». Fu un altro meridionale a riprendere tale motivo,
così illustrandolo con visione presaga del futuro, nella quale
ricorre la parola «Fascio»:
(segue...)
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