Al popolo di Torino
(23 ottobre 1932)
Domenica 23
ottobre 1932, il Duce pronunciava a Torino, al popolo riunito in
Piazza Castello, il seguente discorso:
Camicie Nere! Popolo di Torino!
Avevo promesso che non sarebbe
trascorso l'anno decimo del Fascismo, senza che io avessi visitato la
vostra Città. Ecco che io mantengo la promessa. Sono fiero di
essere tra voi e vi dichiaro, con tutta schiettezza, che la vostra
accoglienza ardente ed entusiastica ha superato la mia aspettativa.
Il popolo di Torino, che appartiene ad una razza di guerrieri e di
lavoratori, mi è venuto incontro con tutti i palpiti di una
fede veramente e profondamente sentita.
Se nove anni or sono il nostro
contatto fu vibrante, la moltitudine, che oggi è dinanzi a me,
mi permette di affermare, in faccia all'Italia e in faccia al mondo,
che il Piemonte sta per mettersi all'avanguardia del movimento
fascista italiano. (Acclamazioni entusiastiche).
Come potrebbe essere altrimenti?
Torino è una Città romana, non già e non
soltanto perché fu ricostruita da Giulio Cesare, ma è
romana per la sua tenacia, è romana per il valore che ha
dimostrato durante i secoli, in assedi e battaglie memorabili, è
romana perché ha dato la fiamma e il sangue al risorgimento
della Patria. (Grandi ovazioni).
Qui a Torino lo squadrismo animoso
non ha conosciuto limiti al suo sacrificio. Torino ha dato al
Fascismo una figura di asceta. Parlo di Mario Gioda. (Si grida:
«Presente!»). Ha dato un Ministro ed un Quadrumviro, che
in pace ed in guerra merita, e non per enfasi retorica, l'appellativo
di eroe. (Applausi, si grida: «Viva De Vecchi!»).
Per disperdere ogni dubbio vi
annuncio che, d'ora innanzi, i contatti fra voi e me saranno più
frequenti, anche se meno solenni. (Applausi vivissimi e prolungati).
Il contatto morale e la comunione degli spiriti ci sono stati sempre,
e posso dire con tranquilla coscienza che nessuno dei problemi che
interessano la vostra Città mi ha lasciato indifferente. Io
intendo che Torino, Città cara al mio cuore, Città cara
al cuore di tutti gli italiani che non dimenticano, conservi il suo
posto, il suo prestigio, il suo rango di grande, industriosa,
laboriosa Città. (Ovazioni entusiastiche).
(segue...)
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