(segue) Al popolo di Milano
(25 ottobre 1932)
[Inizio scritto]

      Oggi come non mai nei suoi ventisette secoli di storia, il popolo italiano è compatto, concorde, deciso! Possiamo trascurare ormai i rimasugli dei nostri nemici. Qualcuno mi ha ricordato una promessa che io feci nel 1926, in quello che fu chiamato il discorso dell'Ascensione. Non escludo che alla fine delle grandi cerimonie celebrative, il Regime dia un'altra prova della sua forza, con un atto di generosità verso gli illusi, le vittime delle predicazioni altrui, gli inattuali, i ritardatari, quelli che si erano messi in testa di fermare, con mucchi di parole inutili, il moto a valanga di un popolo. Quest'atto sarà interpretato al suo giusto valore. Non smobiliteremo i nostri apparati di difesa, fino a quando, soprattutto oltre le frontiere, non si sia sinceramente ossequienti all'ormai irrevocabile fatto compiuto. (Grandi applausi). Tutte le mete che folgorano nel cuore della gioventù italiana sono presenti al mio spirito. Nessuna è dimenticata. (Applausi).
      Un giorno non vicino — ci vogliono almeno 30 anni per temprare come io desidero l'anima di un popolo — un giorno noi saremo veramente fieri di consegnare i nostri gloriosi gagliardetti alla gioventù che cresce e vigoreggia splendida sotto i nostri occhi. Noi diremo allora: Questi sono i gagliardetti della Rivoluzione, consacrati dal sangue purissimo degli squadristi! Portateli in alto, difendeteli, se è necessario, con la vostra vita e fate che essi nei futuri decenni siano baciati dal sole di nuove e più luminose vittorie! (Ovazioni, applausi formidabili).