Discorso alla Camera per il Decennale
(16 novembre 1932)
Alle celebrazioni
del Decennale al cospetto delle grandi folle popolari, seguono le
celebrazioni tenute, nelle due branche del Parlamento. Alla Camera
dei deputati, nella tornata del 16 novembre 1932, il Duce pronunciò
il seguente discorso:
Camerata Presidente! Camerati
Deputati!
Lo scadere del 1° decennio sui
dieci preventivati e certissimi trova la Rivoluzione Fascista più
potente che mai, perché dura e continua. Continua nel nostro
ardore lirico e nell'entusiasmo della vigilia, nella nostra
indomabile volontà per la quotidiana fatica, nella nostra
ansia contenuta e pur tuttavia fremente dell'avvenire.
Questa stessa aula non è
più grigia, da quando vi entrarono le generazioni di Vittorio
Veneto e della Marcia su Roma. (Vivissimi, prolungati e ripetuti
applausi).
Non è più sorda da
quando vi risuonarono gli inni ed i canti della Rivoluzione.
(Acclamazioni). Il significato delle celebrazioni del Decennale è
duplice ed immenso, ed io richiamo su di esse la vostra intenta
meditazione. Da una parte il popolo italiano, in masse compatte e
formidabili di milioni di uomini, ha fatto un deciso balzo in avanti;
ed io, anima contro anima, sento di averlo interpretato come non mai.
(I Ministri ed i deputati in piedi acclamano ripetutamente).
Dall'altra parte, le dottrine, gli istituti e le opere compiute dalla
Rivoluzione delle Camicie nere, sono all'ordine del giorno in tutti i
Paesi di Europa. Poiché in questo mondo oscuro, tormentato e
già vacillante, la salvezza non può venire che dalla
verità di Roma e da Roma verrà.
(Le ultime parole
di Mussolini, che ha parlato con lo stesso accento vigoroso,
vibrante, di dieci anni or sono, sono accolte da ovazioni imponenti.
Tutti scattano in piedi gridando: «Duce! Duce! Duce!»
mentre Egli torna al suo posto).
(segue...)
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