(segue) Italia e Argentina
(10 aprile 1933)
[Inizio scritto]
Il popolo italiano, dai lavoratori
e navigatori agli uomini di pensiero, conosce la vostra Nazione, la
sua tradizionale ospitalità, la simpatia per la cultura
italiana.
Dai tenaci agricoltori che,
approfittando della varia successione delle stagioni, traversavano
nello stesso anno due volte l'Oceano per compiere un raccolto nel
vecchio mondo e uno successivo nel nuovo, agli insigni studiosi che
portarono nelle vostre Università lo spirito della civiltà
italiana, agli uomini del commercio e dell'industria, tutti conobbero
l'intelligenza e la cordialità del vostro popolo e fecero
conoscere ed apprezzare il lavoro, l'ingegno, la scienza, la fede del
popolo italiano. Uno dei nomi a noi più cari, quello di
Giuseppe Garibaldi, divenne un nome caro anche per voi e sulle piazze
delle vostre belle città sorsero monumenti in suo onore: e non
per volontà di soli italiani.
Per fino l'aspetto, dirò
così, visivo della vostra capitale, grande metropoli latina di
oltre Oceano, rivela la fondamentale identità dei motivi
sviluppatisi dal ceppo della nostra Civiltà comune.
L'atmosfera architettonica della Buenos Aires monumentale accoglie
familiarmente quelli di noi che si recano tra voi e placa loro la
nostalgia della lontananza con l'aspetto accogliente quasi di volti
ben noti. Del resto, una tradizione più volte secolare vuole
giunta dall'Italia l'immagine della Vergine che don Juan De Garay
consacrò nella prima chiesa di Santa Maria de Buenos Aires.
La Nazione Italiana, che ha
seguito con profonda ed affettuosa simpatia il movimento che ha
portato all'indipendenza la grande Nazione Argentina, la sua mirabile
ascensione perseguita con fede, tenacia, intelligenza, è lieta
e fiera dei vincoli di sincera amicizia che per virtù dei due
popoli e per volontà dei nostri Governi sono destinati a
rafforzarsi ed allargarsi in avvenire, con reciproco vantaggio dei
nostri due Paesi e nell'interesse della collaborazione pacifica fra
tutti gli Stati.
(segue...)
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