(segue) Piccola Intesa e pace europea
(13 aprile 1933)
[Inizio scritto]
Gli obiettivi del protocollo sono
i soliti: pace e stabilizzazione dell'Europa centro-sud-orientale.
Quanto agli obiettivi specifici bisogna distinguere, perché
ognuno dei tre Stati ha problemi particolari. La Romania è
premuta dalla Russia per la questione della Bessarabia; ma può
contare sulla solidarietà della Jugoslavia? E sino a qual
punto?
La Jugoslavia è in rapporti
di «indifferenza» con l'Italia; ma la Romania è
disposta a seguire sino in fondo una politica anti-italiana della
Jugoslavia? La Cecoslovacchia ha una fortissima minoranza tedesca nel
suo territorio e ne deve tener conto nei suoi rapporti col
germanesimo; ma la Romania non ha questioni che la dividano dalla
Germania. Ogni Stato ha determinati problemi coi suoi vicini e tali
problemi non possono essere facilmente ridotti a un minimo
denominatore comune.
Se dal campo politico passiamo a
quello economico, i contrasti sono ancora più evidenti tra le
economie dei tre Stati. L'articolo 7 del nuovo Patto, nel quale si
parla della costituzione di un Consiglio economico degli Stati della
Piccola Intesa, è destinato a rimanere lettera morta:
l'economia dei tre Stati non può prescindere da quella degli
Stati vicini, e precisamente dalla Germania e dall'Italia. Io ritengo
quasi impossibile la formazione di una unione doganale fra i tre
Stati.
Quali sono, dunque, i motivi e gli
obiettivi del nuovo Patto? Motivi ed obiettivi si confondono; si
tratta di mantenere lo statu quo e di opporsi a qualsiasi tentativo
di revisione dei trattati.
L'Ungheria deve rimanere mutilata
ed umiliata e milioni di magiari devono rimanere avulsi dalla loro
patria. Poiché è l'Ungheria che ha fornito il grande
bottino territoriale dei tre Stati, uno dei quali nato con la guerra
e gli altri due gonfiati sino all'assurdo dai trattati stessi. Salvo
il nucleo dei serbi e dei romeni, tutte le altre razze hanno
combattuto, volenti o nolenti, contro gli alleati.
(segue...)
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