Alla Conferenza del Commercio
(19 aprile 1933)


      Il 19 aprile 1933, in Campidoglio, inaugurandosi la XVIII Conferenza Interparlamentare del Commercio, il Duce pronunciava il seguente discorso:

      Maestà, Eccellenze, Signori!
      Sono lieto di poter inaugurare la presente sessione, la XVIII, della Conferenza interparlamentare del commercio, che per la terza volta si riunisce a Roma. In questo primo ventennio di esistenza essa ha saputo mostrare la sua vitalità e l'efficacia della sua funzione, acquistando reali benemerenze nel campo dei traffici internazionali.
      Gli argomenti posti all'ordine del giorno dell'attuale riunione investono alcuni tra i principali problemi creati dalla situazione presente.
      Il primo punto dell'ordine del giorno è quello del contingentamento e delle restrizioni dei cambi. Adottati a scopo di difesa della propria economia e delle proprie riserve di valute estere, i due provvedimenti hanno avuto l'effetto di suscitare un cumulo di intralci al movimento commerciale, contraendone notevolmente il volume e creando un dannoso squilibrio tra i prezzi interni e quelli esterni.
      L'Italia ha, in via normale, rifuggito dall'adozione di tali misure e se un qualche provvedimento restrittivo essa ha dovuto suo malgrado adottare, lo ha fatto nei più modesti limiti possibili, soprattutto per ristabilire nei confronti di alcuni Paesi una necessaria reciprocità di trattamento.
      Il secondo punto all'ordine del giorno è quello del trasferimento di oro e di merci da Paese a Paese, senza contropartita di merci e servizi. Tale questione è forse una delle più complesse e delicate, in quanto essa investe problemi di natura economica e finanziaria non soltanto dei Paesi debitori, ma altresì dei Paesi creditori.

(segue...)