(segue) Piccola Intesa e pace europea
(13 aprile 1933)
[Inizio scritto]

      La storia, poi, ha già precisato quale sia stato l'effettivo contributo portato alla vittoria comune dai serbi e dai romeni. Davanti al crescere dell'ondata revisionista nell'Europa e nel mondo, la Piccola Intesa ha voluto prendere posizione nettamente contraria ed ha cercato di stringere i vincoli che legano coloro che possono essere chiamati «nuovi ricchi» nella zona danubiana.
      Ora l'idea revisionista è in marcia e non sarà il fragile baluardo di un protocollo ad arrestarla. È in marcia perché il mondo vuole la pace, vuole un lungo periodo di pace, e sente che questo suo immenso desiderio rimarrà sterile, se la pace non sarà accompagnata dalla giustizia.
      A proposito dei trattati di pace e della loro revisione, io ho parlato in termini chiarissimi, sino dal giugno 1928, in un mio discorso al Senato del Regno d'Italia. Io dissi allora:
      Ho avuto talvolta occasione di dichiarare che i trattati di pace non sono eterni. Ciò dissi una prima volta dal mio banco di deputato e successivamente come Capo del Governo in discorsi o interviste. Trovo per lo meno strana l'emozione che sembra impadronirsi di taluni ambienti di fronte ad una dichiarazione che è così ovvia da parere lapalissiana. Non si tratta di dottrina; si tratta di constatare una realtà storica. Nessun trattato è mai stato eterno, poiché il mondo cammina, i popoli si costituiscono, crescono, declinano, qualche volta muoiono; l'eternità di un trattato significherebbe che a un dato momento, l'umanità, per un mostruoso prodigio, avrebbe subito un processo di mummificazione; in altri termini sarebbe morta.
      Non c'è bisogno di ripercorrere le strade della storia più lontana, per affermare che i trattati di pace non sono eterni: basta limitarsi al secolo XIX. Si può anche accostarsi a tempi molto più vicini a noi, per identificare un trattato che non solo non è stato eterno, ma è stato brevissimo e parlo di Sèvres. Lo stesso Patto della Società delle Nazioni scarta quella che si potrebbe chiamare «l'immobilità marmorea» dei trattati di pace, quando in apposito articolo apre il varco alle possibili revisioni. Sarebbe interessante stabilire, ad esempio, quante clausole del Trattato di Versaglia non sono state applicate e quante altre hanno avuto o avranno un'applicazione mitigata o diversa.

(segue...)