(segue) La vittoria del grano
(21 novembre 1933)
[Inizio scritto]
Agli agricoltori italiani ed ai
tecnici che li hanno assistiti rivolgo un elogio.
Col limite toccato quest'anno la
produzione granaria nazionale risulta adeguata al fabbisogno del
consumo, quale è stato valutato negli ultimi anni sulla base
dei dati dei raccolti nazionali e delle importazioni annue.
Non avremo nell'anno 1933-1934 la
contrazione di consumo verificatasi l'anno scorso, nel quale pur
importammo 3 milioni di quintali, perché al buon raccolto
granario non si accompagnano, come invece avvenne l'anno scorso,
abbondanti produzioni di cereali minori e di altre derrate. Avremo
anzi un maggior consumo in conseguenza delle nuove norme sulle
discipline delle paste alimentari e sull'abburattamento delle farine.
La campagna 1933-1934 si chiuderà
perciò con scorte non superiori a quelle che normalmente si
riportano da una campagna all'altra e che non potranno determinare
una anormale influenza sul mercato.
Per la difesa dei prezzi il
Governo Fascista ha posto in essere tutti i possibili mezzi, i quali
hanno avuto efficacia, e una considerevole efficacia, anzi, se si
valutano due elementi che non vanno dimenticati: 1°) l'aumentato
valore della lira; 2°) l'insopprimibile dipendenza dei prezzi
interni dall'andamento del mercato mondiale, il quale andamento ci
dice che nello scorso ottobre il «manitoba n. 1 fu quotato a
Winnipeg a prezzi corrispondenti a lire italiane 26,51 (prima
settimana), a lire 26,19 (fine prima quindicina), a lire 28 (terza
settimana), a lire 29,14 (quarta settimana) per discendere poi
gradualmente fino a toccare le 28 lire nella seconda settimana del
corrente mese; che a Chicago lo «Hard Winter n. 2»
oscillò fra 37 e 40 in ottobre, per scendere a 39 in novembre;
che a Buenos Aires il frumento del peso specifico di 80 kg. ha
oscillato, in questi due ultimi mesi, tra prezzi minimi e massimi
corrispondenti a 21 e poco più di 22 lire italiane; che nello
stesso periodo di tempo a Londra il «manitoba n. 3» è
stato quotato fra le 30 e 32 lire e il «Rosafé»
tra le 25 e le 29 lire; che sul mercato di Budapest il grano indigeno
del peso specifico di 78 ha oscillato tra le 19 e le 20 lire italiane
e a Braila in Romania il grano indigeno è stato quotato fra
minimi di 35 lire e massimi di 40.
(segue...)
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