La Fanteria
(28 gennaio 1934)


      Questo breve scritto in esaltazione della Fanteria fu dettato dal Duce, il 15 dicembre 1933-XII, per il primo numero della Rivista di Fanteria e riprodotto sul Popolo d'Italia del 28 gennaio 1934-XII.

      Chi dice «fanteria» dice «popolo» nella più lata e profonda espressione della parola. Chi dice «fanteria» dice eroismo di popolo dai primi evi della storia ad oggi. Chi dice «fanteria» dice l'elemento decisivo delle battaglie e della guerra: oggi come ieri, domani come oggi e sempre.
      Soprattutto la fanteria italiana reca in sé questo triplice suo inconfondibile carattere, poiché essa è popolo artigiano e in maggioranza rurale: sobrio, paziente, disciplinato, capace di qualsiasi dedizione. L'ultima guerra vittoriosa lo ha dimostrato.
      Il Governo fascista ha riconosciuto questa priorità storica e morale della fanteria: dandole per un decennio l'onore della guardia al Milite Ignoto, reclutando per essa il fiore delle leve, dotandola di tutti i più efficaci strumenti della tecnica bellica. Il sangue delle fanterie non deve essere sparso invano e in una guerra di macchine anche la fanteria deve esserne largamente munita.
      Undici anni di Regime fascista hanno dato all'Italia delle fanterie che non temono — per prestanza fisica, morale soldatesco, coraggio individuale — confronti con nessuna fanteria degli altri Paesi. Sono lieto di scrivere queste parole per il primo numero della rivista dedicata alla «Fanteria», rivista che ha lo scopo di sempre meglio preparare quest'arma, base degli eserciti, ai suoi compiti futuri.