Sintesi del Regime
(18 marzo 1934)


      Tra la fine del gennaio e il 19 marzo 1934-XII, passa un periodo ricco di avvenimenti politici e di attività, nel quale il Duce, tutto preso dalla sua opera intensa e diuturna, non pronuncia discorsi né scrive articoli.
      Riprende a parlare in pubblico il 18 marzo 1934-XII, con questo vasto discorso, pronunciato a Roma, al Teatro Reale dell'Opera, davanti alla seconda Assemblea Quinquennale del Regime. È questo uno di quei discorsi fondamentali, in cui il Duce raccoglie in sintesi chiara ed organica tutti i molteplici elementi della vita del Partito e del Regime, non solo nella Nazione, ma di fronte alla politica mondiale. Spira in esso, attraverso la precisione incisiva dei dati realistici, una profonda ed intensa ventata di spiritualità: è, in atto, il senso storico di un popolo in cammino che nella sua opera supera la cronaca e crea le linee direttrici della Storia.

      Camerati!
      Questa di oggi è la seconda assemblea quinquennale del Regime.
      La terza la terremo nel 1939, non qui, ma davanti alla Casa Littoria, la quarta nel 1944, la quinta nel 1949 e così di seguito, prescindendo ormai dal fatto della consultazione elettorale, episodio che appartiene al passato. L'assemblea quinquennale, assume, quindi, un carattere tipico, cioè quello di un rapporto dopo una tappa dell'avanzata. Oggi siamo arrivati a una tappa e ci volgiamo per un solo istante a guardare il cammino percorso. Ciò che il Regime ha fatto in questi primi dodici anni della sua vita, è consegnato alla storia. Fu evocato, illustrato, documentato nell'ottobre del '32, al cospetto degli italiani e degli stranieri i quali finalmente, attraverso la Mostra della Rivoluzione Fascista, cominciarono a capire che quella fascista, è una rivoluzione la quale ha richiesto sacrifici di sangue tali che impegnano tutti noi, nella maniera più categorica, a difendere — costi che costi, e contro chiunque — il legato ideale dei nostri Caduti. Essi non sono, né debbono diventare un ricordo convenzionale, e perciò distratto, ma presenti nel nostro spirito devono costituirne il monito e l'assillo.

(segue...)