Dopo le grandi manovre
(25 agosto 1934)
Durante i mesi
estivi, si svolsero le grandi manovre nell'Appennino tosco-emiliano —
ed ebbero una particolare importanza per il rinnovamento della nostra
tecnica militare. A conclusione delle grandi manovre, il Duce
pronunziò — nella località Tre Poggioli, il 25
agosto 1934-XII — questo fondamentale discorso. Al Gran
Rapporto erano presenti sei Ministri richiamati, quattro Marescialli
d'Italia e dell'Aria, dieci Sottosegretari di Stato richiamati, due
Generali d'Armata, 25 Generali di Corpo d'Armata, 29 Generali di
Divisione, 55 Generali di Brigata, 95 Colonnelli e 2000 Ufficiali di
tutte le Armi e servizi.
Signori Ufficiali!
Con questo rapporto si concludono
le manovre dell'Anno XII. Esercitazioni che si possono definire
grandi, le più grandi dalla guerra in poi, non soltanto per il
numero delle truppe che vi hanno preso parte, ma per altri fattori ed
elementi di straordinaria importanza.
Non ricordano molto da vicino le
manovre dell'Anno XI alle Langhe. L'anno scorso, passando per
località che si chiamano Millesimo, Cairo Montenotte, Ceva,
Mondovì, erano tutti i fantasmi della prima guerra
dell'Italiano Napoleone Buonaparte che risorgevano nello spirito.
Qui, per trovare qualche cosa di
analogo, bisogna ricordare la battaglia del Senio fra le truppe
francesi ed alcuni reparti pontificii che non opposero resistenza o
quasi. Fu l'inizio di quella campagna che si concluse con il trattato
molto duro di Tolentino del 1798.
Se dalla storia passiamo alla
geografia, troviamo che questo terreno è importante perché
assomiglia moltissimo a quello della nostra frontiera orientale:
terreno qua e là sassoso, e sprovvisto di acqua.
Dopo la storia e la geografia, gli
uomini. Solo occhi ben addestrati potevano distinguere quale fosse il
contingente dei richiamati e quale quello dei permanenti. Possiamo
affermare con orgoglio che ad ogni anno del Littorio la massa umana
che dovrà comporre l'Esercito mobilitato ed operante migliora
non soltanto nel morale, ma nel fisico.
(segue...)
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