All'Assemblea delle Corporazioni
(10 novembre 1934)
Il 10 novembre
1934-XIII — all'Assemblea generale delle Corporazioni —
il Duce pronunziò questo discorso, che richiamò in
chiara sintesi tutti gli clementi della vasta politica fascista. Esso
si collega — come un preciso chiarissimo riepilogo —
sopra tutto ai tre discorsi citati nell'esordio: i due primi (14
novembre 1933-XII; 13 gennaio 1931-XII) pongono le basi del nuovo
Stato Fascista Corporativo; il terzo (6 ottobre 1934-XII,) dà
la sintesi della vita nazionale, sia dal punto di vista dell'economia
corporativa, sia da quello della politica italiana nel mondo.
Camerati!
Questa imponente assemblea, la più
imponente, forse, nella storia d'Italia, è in se stessa un
avvenimento per il luogo dove si riunisce, per il tempo nel quale fu
convocata, per lo stile che la distingue.
Accompagnarla con un quarto
discorso, che si aggiungerebbe ai precedenti molto chiari, se non
dogmaticamente definitivi del 14 novembre, del 13 gennaio, del 6
ottobre dell'Anno XII, è superfluo. Basteranno alcune sommarie
dichiarazioni.
Questa assemblea non è
soltanto imponente per il numero di coloro che vi partecipano, ma non
ha precedenti per il suo carattere e per i suoi obiettivi.
È un'assemblea
rivoluzionaria, cioè una di quelle che agiscono con metodo e
con entusiasmo per determinare, negli istituti, nelle leggi e nei
costumi, le trasformazioni politiche e sociali che sono divenute
necessarie nella vita di un popolo.
Sono sicuro che ognuno di voi, che
ha il privilegio di vivere questa ora sul Campidoglio, è
profondamente consapevole del compito storico di questa assemblea
nella quale è rappresentata tutta la Nazione in tutte le sue
espressioni.
(segue...)
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