(segue) Italia e Francia
(5 gennaio 1935)
[Inizio scritto]

      «Voi siete il Capo di un grande Paese, al quale avete saputo, con la vostra autorità, dare il posto legittimo che gli stella nel concerto delle Nazioni. Voi avete scritto la più bella pagina della storia dell'Italia moderna. Mettendo il vostro prestigio al servizio dell'Europa, Voi porterete un concorso indispensabile al mantenimento della pace.
      «Recentemente a Ginevra dei pericoli di conflitto sono stati eliminati, ma la pace resta precaria. Essa richiede le nostre attente cure. I popoli non vogliono più attendere. Essi vivono nell'incertezza e troppo spesso nella miseria.
      «Ognuno di noi ha il dovere di difendere innanzi tutto la sua Patria, di volerla più forte e più bella. Ma non è tradire l'amore che si deve al proprio Paese il fargli assumere il suo dovere di solidarietà internazionale.
      «So che questo dovere è talora difficile a compiere, ma il coraggio si impone a coloro che hanno la responsabilità del destino dei popoli.
      «Noi abbiamo fatto nascere una grande speranza. Noi non la deluderemo. La pace deve essere mantenuta, consolidata. La nostra civiltà non può scomparire. Ascoltiamo la lezione della Storia: è sempre nella guerra che sono sommerse le civiltà.
      «Saremmo noi in un momento della storia dell'uomo in cui, con la sua mano brutale, egli penserebbe a distruggere ciò che il suo genio ha costruito?
      «Dinanzi alle vestigia di Roma antica, facciamo insieme il giuramento di non lasciare l'umanità ricadere nell'oscurità che tanti secoli hanno conosciuta.
      «Levo il mio bicchiere alla salute di S. M. il Re, di S. M. la Regina, delle LL. AA. RR. il principe e la Principessa di Piemonte.

(segue...)