L'aratro e la spada
(18 dicembre 1934)


      Con questo breve discorso — pronunziato il 18 dicembre 1934-XIII per l'inaugurazione della Provincia di Littoria, su l'Agro Pontino chiamato a vita nuova — si chiude la serie degli Scritti e Discorsi del 1934. Ed è il primo compimento di quella tenace battaglia che il Duce — attuando dopo tanti secoli un sogno caro allo spirito insonne di Giulio Cesare — ha voluto combattere perché al posto delle a mortifere paludi» sorgesse una distesa di campi aperti all'opera fecondatrice dell'aratro. Si possono seguire in questi volumi le tappe successive dell'opera di bonifica, culminante nella costituzione della nuova Provincia: non punto d'arrivo, ma punto di partenza per la seconda fase dell'attività redentrice. Questo discorso acquista un valore altamente storico per la chiusa, che espone in una frase lapidaria l'essenza dello spirito e della politica fascista, nei simboli reali e viventi dell'«aratro che traccia il solco» e della «spada che lo difende».

      Camerati!
      Oggi è grande festa per l'Agro Pontino redento. È un giorno di legittimo orgoglio per tutte le Camicie Nere d'Italia e per tutto il popolo italiano. Si inaugura la novantatreesima Provincia del Regno.
      Per realizzare l'importanza dell'avvenimento basta per un solo minuto riflettere che qui, in questa piazza che reca come titolo la data del ventitré marzo, fondamentale nella storia d'Italia, solo tre anni or sono regnava la mortifera palude. Abbiamo impegnato una lotta durissima. Avevamo di fronte la natura, le cose, ed oltre a ciò lo scetticismo, l'inerzia mentale, la poltroneria morale di coloro i quali prima di iniziare il combattimento vogliono essere matematicamente sicuri di avere la vittoria, mentre per noi fascisti più ancora della vittoria ha importanza il combattimento. Poiché quando esso è impegnato con sicurissima volontà, è coronato immancabilmente dalla vittoria.

(segue...)