(segue) Dichiarazioni al Senato per la vertenza italo-etiopica
(14 maggio 1935)
[Inizio scritto]


      Onorevoli Senatori!
      Avete ascoltato testé una chiara e documentata esposizione del Sottosegretariato di Stato, che vi ha tracciato in termini esatti il quadro della nostra situazione coloniale. Non, ho nulla da aggiungere per ciò che riguarda la Libia; reputo invece opportuno aggiungere alcune dichiarazioni per quanto concerne l'Affrica Orientale.
      Il problema dei rapporti italo-etiopici è all'ordine del giorno, non solo in Italia.
      Molto di quanto si dice o si scrive non vale la pena di essere accolto e meno ancora confutato in questa sede (applausi); ma una voce, diffusa in taluni ambienti stranieri, va smentita formalmente e immediatamente, la voce cioè di passi diplomatici franco-inglesi a Roma.
      La stessa parola «passo» è sommamente sgradevole, e per quanto taluni, oltre frontiera, abbiano potuto desiderarlo, la verità è che nessun «passo» ci è stato sin qui, e che, dati i rapporti italo-franco-inglesi, è assai probabile che non ci sarà, nemmeno nel futuro, perché non c'è bisogno di procedimenti diplomatici della natura del «passo» per ottenere da noi (qualora lo si desideri, e sulla pura linea dell'amicizia e della cordialità delle relazioni reciproche) l'esposizione del nostro punto di vista ampiamente documentata.
      Frattanto, una parola di commosso ringraziamento va indirizzata a coloro i quali sembrano preoccuparsi in maniera più che fraterna della nostra efficienza militare, che potrebbe essere, secondo loro, indebolita da un eventuale conflitto nell'Affrica Orientale.
      Si può rispondere a questi così solerti e disinteressati consiglieri, i quali considerano la nostra presenza in Europa come indispensabile, che anche noi siamo dell'identico avviso; ma è appunto per essere tranquillamente presenti in Europa che noi intendiamo di avere le spalle completamente al sicuro in Affrica. (Applausi). La quale Affrica Orientale dista circa 4000 chilometri da Roma, se si tratta dell'Eritrea, e quasi il doppio, se si tratta della Somalia: con queste distanze, dovere preciso e categorico del Governo è di essere previdente e tempestivo.

(segue...)