(segue) Dichiarazioni su la vertenza italo-etiopica al Consiglio dei Ministri di Bolzano
(28 agosto 1935)
[Inizio scritto]
L'Italia intende difendere la sua
tesi, i suoi bisogni, la sua necessità di sicurezza, i suoi
interessi di vita, fino all'ultimo, perché ogni membro del
Consiglio si assuma le sue responsabilità dinanzi alle
eventualità di domani.
La Gran Bretagna non ha nulla da
temere da quella che sarà la politica italiana verso
l'Etiopia. La politica dell'Italia non minaccia, né
direttamente né indirettamente, gli interessi imperiali
inglesi, per cui il tendenzioso allarme suscitato in taluni circoli è
semplicemente assurdo.
L'Italia, ha una questione con
l'Etiopia, non ha né vuole avere questioni con la Gran
Bretagna, con la quale durante la guerra mondiale, successivamente a
Locarno e recentemente a Stresa, fu realizzata una collaborazione di
indubbia importanza per la stabilità europea.
Il Governo fascista pensa che la
sua questione coloniale non deve avere riflessi sulla situazione
europea, a meno che non si voglia correre il pericolo di scatenare
una nuova guerra mondiale, per evitare che una grande potenza come
l'Italia metta l'ordine in un vasto paese, ove regnano la schiavitù
più atroce e primitive condizioni di esistenza.
Quanto al problema delle
«sanzioni» che dovrebbero essere eventualmente approvate
dalla Lega, il Consiglio dei Ministri dichiara al popolo italiano ed
agli altri popoli, che parlare di «sanzioni» significa
porsi su un piano inclinato dal quale si può sboccare nelle
più gravi complicazioni. Il Governo fascista ritiene tuttavia
che si troverà nel Consiglio della Lega un gruppo di uomini
responsabili e consapevoli, pronti a respingere ogni odiosa e
pericolosa proposta di sanzioni contro una Nazione quale è
l'Italia; capaci anche di ricordare che in precedenti e ben più
gravi casi la Società delle Nazioni non ha né votato e
meno ancora potuto applicare sanzioni di qualsiasi specie.
(segue...)
|