Appello agli studenti di tutta Europa
(1 febbraio 1936)
Questo articolo
— pubblicato sul Popolo d'Italia del 1° febbraio 1936-XIV —
ha avuto larga eco di consensi in tutto il mondo, e particolarmente
in quei Paesi sanzionisti nei quali la parte più giovanile,
moderna e illuminata delle popolazioni disapprovava apertamente la
supina acquiescenza delle sfere responsabili alla politica
anglo-ginevrina.
L'Europa sta scivolando sul
piano sempre più inclinato delle sanzioni, in fondo al quale è
fatalmente la guerra.
È tempo di inchiodare al
muro della loro responsabilità i politicanti assetati di
sangue. Essi preparano la più spaventosa delle conflagrazioni.
Se le sanzioni saranno estese, se si darà partita vinta alla
satanica pressione degli imperialisti e delle sette sanguinarie,
l'Europa marcerà fatalmente verso la più terribile e la
più ingiustificata delle guerre che l'umanità abbia mai
visto. Ma non saranno precisamente i politicanti a battersi, La
mobilitazione chiamerà la gioventù e innanzi tutto la
giovinezza universitaria. Saranno gli studenti di Parigi, di
Bruxelles e delle altre grandi città europee che, insieme alla
gente dei campi, dovranno, sin dalla prima giornata, sin dal primo
segnale di guerra, marciare verso la fornace. I vari Blum
preferiranno predicare la crociata settaria dai soliti seggi della
solita estrema sinistra, dai soliti parlamenti, protetti ancor una
volta dalle mitragliatrici.
Sono dunque i politicanti che
vanno sin da ora denunciati, per la carneficina che essi pretendono
di imporre all'Europa.
Non è l'Italia che vuole
la guerra. Ciò è nettamente stabilito. Mussolini sin
dalla memorabile dichiarazione di Bolzano precisò che l'Italia
non intendeva avere alcuna ragione di conflitto europeo. La vertenza
etiopica era questione coloniale, lontana e circoscritta. Tale doveva
rimanere. Roma si impegnava a rispettare gli interessi imperiali
britannici e si dichiarava disposta a concludere accordi con Londra,
in una atmosfera di lealtà e di armonia. Nella storica adunata
del 2 ottobre, il Capo del Governo italiano assunse l'«impegno
sacro» di evitare ogni atto per cui il conflitto coloniale
potesse assumere i caratteri e l'estensione di un conflitto europeo.
(segue...)
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