(segue) Appello agli studenti di tutta Europa
(1 febbraio 1936)
[Inizio scritto]

      L'opinione pubblica europea può legittimamente domandare se è Stato «aggressore» l'Italia che libera 16.000 schiavi nel Tigrai, che è attesa e invocata dalle popolazioni martoriate e a fianco della quale i liberati prendono le armi.
      Può domandare per quali imposizioni imperialiste l'Etiopia negriera è difesa a Ginevra e l'Egitto, Paese di antichissima civiltà, escluso dalla Lega.
      Può domandare perché si riforniscono di armi gli abissini tagliatori di teste e si usi la mitraglia contro gli studenti egiziani, nella Capitale stessa del loro Stato libero, sovrano ed indipendente.
      Si dice che occorre salvare l'indipendenza di uno Stato. Menzogna! Ginevra ha già riconosciuto la necessità di sottoporre la barbara Etiopia ad un controllo civile. La terra del negus e dei ras, dei ceppi, delle catene e dei mercati di schiavi è già virtualmente sotto mandato. L'unica controversia è di stabilire se questo debba essere affidato all'Italia, che ha diritti di priorità e di sangue, e a favore della quale Inghilterra e Francia sottoscrissero «impegno d'onore» o se l'accaparramento totalitario, esoso e illegittimo di tutti i Mandati, già praticato a Versailles, debba avere un codicillo finale sulle terre del negus, con la complicità di Ginevra e con la violazione di tutti gli impegni di sangue e d'onore!
      Tale è la controversia, tali i nobilissimi ideali di giustizia, per cui l'Europa dovrebbe essere messa a fuoco e fiamme.
      È per evitare questa mostruosità che gli studenti di Europa devono stringersi in unità spirituale, al di sopra dei politicanti.
      Per la solidarietà europea, contro gli incendiari, contro i petrolieri, contro gli imperialisti insaziabili, contro i bolscevichi sovvertitori, che per la prima volta entrati a Ginevra, vi preparano la catastrofe.

(segue...)